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vanno via
ma restano in noi
semi ricordi e radici
piantati tra i vuoti
le mancanze
e le stanze
buie

22 mercoledì Dic 2021
Posted versiculos
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vanno via
ma restano in noi
semi ricordi e radici
piantati tra i vuoti
le mancanze
e le stanze
buie
22 venerdì Ott 2021
Posted immagini, vita civile
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Ora tornerai a discutere con mio padre delle bassezze delle vita di quaggiù.
Eri una persona schiva, riservata e competente, ma quando trovavi l’interlocutore giusto ti piaceva confrontarti, chiedere, informarti e offrire il tuo sguardo sul mondo.
Se ne va via un altro uomo giusto, onesto.
Un uomo che si prendeva cura del suo giardino.
Che il cammino gli sia lieve.
E che chi resta sappia fare tesoro dei suoi insegnamenti.
11 giovedì Mar 2021
Posted versiculos
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(In memoria di Pietro)
Eri il primo tra noi
E per primo
sei andato via
Ironico, affabulatore
adrenalinico
Amavi la vita
e ti innamoravi
di tutto
e di tutte
Non ti mancavano mai
le parole
Ma noi
ora
non sappiamo
più cosa dire
cosa pensare
Siamo
devastati
sconvolti
increduli
Siamo
prostrati
esausti
ed arrabbiati
Siamo
delusi
Siamo
sfiniti
E siamo
smarriti
Abbiamo creduto
fino all’ultimo
che tu potessi fare
uno sgambetto alla morte
e scappare di lato
Ma ti è mancato il respiro
Quando avevi ancora
tante cose da dire
e molto da fare
…
Come la morte mia fu cruda,
udirai
….
Ma perché tanto sovra mia veduta
vostra parola disiata vola,
che più la perde quanto più s’aiuta?
E quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto!
Tra gli amori folgoranti e appassionati di Pietro, oltre ai figli, alla madre, alle sorelle, al Napoli e alla città di Napoli, c’era Dante.
Più di una volta gli ho sentito recitare il XXXIII canto del Paradiso a memoria. Mi sembra di sentirlo.
E mi illudevo di avere ancora tanto tempo per ascoltare la sua voce, fuori dai felici ricordi che diventano dolore.
02 sabato Gen 2021
Posted da lontano, vita civile
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Le mie memorie a caldo
E così te ne sei andata pure tu.
Rapida e in punta di piedi come hai sempre trottato su questa terra, dando una mano e qualche lezione di vita pratica a chi non voleva sentire o sentiva male.
Per me eri la fenice che rinasce e si reinventa dopo ogni difficoltà.
Arrivasti più di 80 anni fa in questo cortile troppo grande, debilitata e affamata di tutto. “Vostro nonno mi salvò la vita”, raccontavi, e da allora sei stata tu un aiuto per tutti. Una zia, una sorella, una nutrice, una nonna, una balia, una maestra di cucina, una mamma e una consigliera per questa famiglia sempre orfana.
Ti ho sempre vista come la risolutrice dei problemi, quella che scioglie i nodi e insegna come adattarsi di fronte alle avversità.
Quando morì il “nonno dottore” ti reinventasti siringaia e poi infermiera professionale.
Non avevi avuto la possibilità di frequentare scuole regolari, ma imparavi tutto subito e, quando era necesario, sapevi anche come aggirare gli ostacoli. La sofferenza ti aveva temprato ed insegnato qualche trucco.
Bambino, mi ricordo tu quarantentenne che imparavi ad andare in bici, a guidare la macchina…
I racconti dei tuoi viaggi in Spagna e in Olanda, i ricordi della tua infanzia in tempi di guerra, i tuoi viaggi in treno da Fratta a Pisa e da Pisa a Fratta, con le borse piene di barattoli e leccornie che preparavi ad ogni occasione, anche a novant’anni suonati, ma sempre passando di treno in treno, per non sprecare denaro.
La tua intelligenza pratica.
La tua sensibilità discreta.
Lo sguardo ironico.
Gli starnuti epici che facevano tremare i vetri.
Le parole affettuose che hai speso fino all’ultimo per tutti noi.
Le parole che non dobbiamo dimenticare.