Concerto per voce strumenti a corde e a percussione
di Jennà Romano e Pasquale Marchese
È un posto accogliente lo Smoda, un piccolo teatro costruito durante la pandemia da Gianni Aversano “quando tutti chiudevano”. Si trova a Sant’Arpino, a pochi passi da quella cattedrale nel deserto che è il Cine Teatro Lendi (quattro sale con un migliaio di poltrone). Ha anche un bel cartellone, lo Smoda; di teatro di ricerca, lontano dalle mode della tivvù e dalle tendenze dei social. Una sessantina di posti a sedere in una dimensione intima e raccolta. Lo spazio ideale per il concerto di ieri sera di Jennà Romano e Pasquale Marchese che ha puntato a realizzare un’immersione nell’ascolto di canzoni dello stesso Jennà intervallate da quattro tributi a tre grandi cantautori che non ci sono più (almeno in ossa, carne e sudore): Bruno Lauzi (“Ritornerai“), Lucio Dalla (“Stella di Mare“) e Piero Ciampi (“Tu no” e “Il vino“).

Durante l’esecuzione di “Questa città“, brano scritto da JR a quattro mani con Erri De Luca, Gianni Aversano ha letto la parte che nel disco era affidata alla voce del popolare scrittore napoletano; mentre in “Mediterraneo” abbiamo sentito, su base preregistrata, il recitato di Peppe Lanzetta, autore di questo bel testo dedicato agli immigrati che attraversano il mare che chiamiamo “nostrum” in cerca di una vita più degna e più sicura (tutti allegramente in massa, radunati e sparpagliati sulle coste italiche per sostituire etnicamente questo popolo di razza pura in cui scorre sangue etrusco, falisco, greco, ligure, apulo, sardo, sannita, celtico, romano, ostrogoto, visigoto, longobardo, franco, turco, arabo, svevo, normanno, francese, aragonese, spagnolo, ebreo, austriaco, azzurro, rosso, nero, bianco e a pois).
Per il resto, il concerto è stato tutto incentrato sulla voce di JR, accompagnata dal drumming ora duro ed energico ora suadente ed espressivo di Pasquale Marchese e dalla strumentazione dello stesso Jennà fatta di chitarre spesso suonate in overdubbing, un bouzouki, un “tres” elettrificato e una diamonica. Quasi tutti i brani eseguiti avevano code strumentali durante le quali abbiamo ascoltato la musica quasi completamente al buio, salvo uno spiraglio, un barlume di luce che veniva dalla pedaliera di JR.
La musica e la poesia sono le unica forme d’arte che si possono godere a pieno a luci spente o ad ogni chiusi.
Prima di fare questa esperienza immersiva di ascolto in penombra, abbiamo assistito alla proiezione fel video realizzato da Pasquale “In autunno anche gli alberi perdono i capelli”. Una collaborazione dei TProject con Jennà Romano di cui ho già detto su queste pagine, qualche giorno fa.
aitanblog.wordpress.com/2023/04/15/in-autunno-anche-gli-alberi-perdono-i-capelli/