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Un geniale musicista austriaco e un librettista italiano che compongono un’opera messa in scena a Praga e basata su una storia inventata più di un secolo prima da un monaco spagnolo e già ripresa da un commediografo francese di fama internazionale; uno scandalo di risonanza sovrannazionale; le tresche di uno sciupafemmine che si fa donne di mezza Europa e ce lo fa raccontare dal suo servo su un tappeto di note suonate da ottoni tedeschi, violini cremonesi, legni francesi e piatti turchi…
In Italia seicento e quaranta;
In Alemagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre.
V’han fra queste contadine,
Cameriere, cittadine,
V’han contesse, baronesse,
Marchesane, principesse.
E v’han donne d’ogni grado,
D’ogni forma, d’ogni età.
[…]
Non si picca – se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella;
Purché porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.
E quando lo sciupafemmine canta la sua serenata ad una prosperosa servetta, ecco apparire anche un mandolino napoletano:
Deh, vieni alla finestra, o mio tesoro!
Deh, vieni a consolar il pianto mio:
se neghi a me di dar qualche ristoro,
davanti agli occhi miei morir vogl’io.
[Buciardo!]
Ma che razza di storia è questa? Globalizzazione ante litteram? Meticciato culturale? Una sorta di superproduzione internazionale che puntava a conquistare i mercati mondiali come un colossal hollywoodiano?
Io non lo so, ma mi viene sempre da sorridere quando ascolto il Don Giovanni di Mozart/Da Ponte e penso a quanto crossover ci sia già nella storia delle arti, della letteratura e della musica prima che si cominciasse a parlare di globalizzazione, integrazione, fusione, omologazione e confusione culturale.
La forza (ri)generatrice degli archetipi risciacquata nei panni della contaminazione, mi viene da dire, così, di getto, come un rutto scappato in pubblico, davanti a una schiera di tradizionalisti e di difensori strenui della purezza della classicità.
(I tradizionalisti ignorano che la maggior parte delle tradizioni nascono da contaminazioni di cui si è dimenticata l’origine. Ma, se glielo dici, ti danno del maleducato e perdono tempo a parlare del rutto.)