• AitanLink
  • Su di me
  • E-mail
  • News
  • Immagini
  • Versículos
  • Textículos

((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

((( aitanblog )))

Archivi tag: natura

A rischio d’estinzione

06 mercoledì Lug 2022

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

≈ Lascia un commento

Tag

catastrofi, ecologia, estinzione, natura


Il suicidio dell’umanità e l’indifferenza del pianeta Terra


“The planet is fine.
The people are fucked.”
(George Carlin)


Agli sgoccioli dello scorso millennio, lo scienziato olandese Paul Crutzen – premio Nobel per la chimica per i suoi studi sulla formazione e sulla decomposizione dell’ozono – popolarizza il termine antropocene per riferirsi all’epoca geologica in cui viviamo; un’epoca di merda caratterizzata dal forte impatto umano sull’ambiente terrestre con tutto il suo carico di concentrazioni di materiali inquinanti rilasciato nell’atmosfera.
Da allora si diffonde sempre più un’idea (di per sé già vecchia di decenni, in verità) secondo la quale l’uomo dell’antropocene starebbe mettendo in pericolo la sopravvivenza del pianeta.
Io non sono d’accordo. Trovo che questa visione sia viziata dall’arroganza e dall’antropocentrismo.
A mio parere l’uomo dell’antropocene non sta mettendo a repentaglio la vita della terra; l’uomo dell’antropocene sta mettendo a repentaglio la sua propria vita sulla terra, che, al momento, è l’unico pianeta in cui è assicurata la sopravvivenza umana, per la presenza di acqua, aria buona ed altri elementi vitali che non so dire e che non so.
La terra, la natura, madre e matrigna, è più forte dell’uomo. Le nostre modifiche la scalfiscono, ma non riusciranno a distruggerla; piuttosto rischiano di distruggere noi.


In sottofondo al videoclip, un frammento del poema sinfonico di Musorgskij “Una notte sul Monte Calvo” (1867).

L’uomo costruisce città di cemento e asfalto, ma resta sempre una fenditura da cui viene fuori un filo d’erba. L’uomo cambia gli argini dei fiumi, disbosca pianure e montagne, cementifica il territorio, satura l’aria di gas inquinanti; ma questo implica solo una modifica dell’ecosistema, non la sua cancellazione.
Intanto, episodicamente, i fiumi straripano, i mari sono in tempesta, i vulcani eruttano, le terre tremano e dai ghiacciai vengono giù valanghe che sembrano grattacieli sprofondati su se stessi. Eppure non è detto che dietro ognuna di queste calamità ci sia sempre lo zampino dell’uomo; il che non vuol dire nemmeno che non ci sia mai.
È chiaro che se continuiamo a togliere alberi dalle città, dai boschi e dalle foreste, avremo più inondazioni, più valanghe, più calore e meno ossigeno. Come è chiaro che se prosciughiamo i fiumi, soffriremo la siccità, e se continueremo a inquinare l’aria e i mari, renderemo invivibili (per l’uomo) dei territori via via sempre più ampli.

Epperò non dobbiamo sopravvalutarci.
Le catastrofi naturali possono essere dipendenti o indipendenti dalle nostre azioni, ma la forza della natura sta là, a ricordarci che il pianeta pulsa, vive e si trasforma anche indipendentemente dalla storia, dalla vita e dall’esistenza stessa dell’animale uomo (un’esistenza che, sub specie aeternitatis, non è altro che una piccola parentesi millenaria nella storia tendente a infinito della vita dell’universo e del pianeta).

Svegliamoci! Il sole non gira intorno alla Terra e la Terra non gira su se stessa per fare da giostra ai nostri piedi.

Con questo non voglio certo negare che l’azione dell’uomo stia provocando anche un pericoloso innalzamento delle temperature su scala mondiale. Ma pericoloso per chi?
La natura si adatta al cambiamento. Il Mediterraneo si tropicalizza. Ai poli gli iceberg si sciolgono e vengono giù come neve al sole. La flora e la fauna si trasformano….
Si trasformano. Non muoiono. Quella che è a rischio non è la loro sopravvivenza. Quella che è a rischio è la sopravvivenza della vita umana così come la conosciamo in un ambiente mutato dalla millenaria azione dell’uomo, che, in fondo, può essere considerata come null’altro che una calamità che si affianca all’azione inesorabile e indifferente della natura, con i suoi terremoti, i suoi uragani e i suoi tsunami.

Anche i castori costruiscono dighe.
Anche le api fanno gli alveari.
Ma solo noi uomini continuiamo incessantemente a consumare risorse come se fossero inesauribili, come se non ci fosse un domani (pur essendo dotati di una coscienza che probabilmente non hanno né le api e i castori né il mare in tempesta né il cielo tuonante né la terra in movimento); solo noi continuiamo a inquinare lo spazio in cui viviamo, come se poi potessimo trasferire la nostra vita e la nostra contaminazione altrove, verso una nuova frontiera da colonizzare e sottomettere. Continuiamo a crederci i padroni di un mondo creato apposta per noi da un dio fatto a nostra immagine e somiglianza. Continuiamo a pensare che non siamo parte della Natura, ma suoi padroni; come se non fossimo noi ad appartenere alla terra, ma la terra ad appartenere a noi.

Forse quando ci renderemo conto che stiamo andando verso un suicidio di massa sarà troppo tardi per la nostra specie; ma la terra continuerà a sopravvivere e, lentamente, verrà cancellata ogni traccia dell’uomo dal pianeta. Le nostre impronte, i nostri segni e i nostri graffi saranno erosi dall’azione inesorabile del tempo.
A quel punto, sarà finita anche l’era dell’antropocene, ma non resterà più nessun uomo per dare un nome nuovo all’epoca successiva.

Se ancora non siete stanchi e volete farvi quattro amare risate sull’estinzione dell’uomo dalla faccia della terra, vi consiglio la visione di questo monologo del comico americano George Carlin (1937-2008), il quale diceva, una quindicina di anni fa, molte delle cose che ho provato a dirvi io in queste mie riflessioni. Ma Carlin le diceva con maggiore verve ed esibendo una esorbitante capacità di coinvolgimento che io non ho nemmeno di striscio.

Al margine voglio specificare che (contrariamente a quella che sembra la posizione ideologica di George Carlin) io sto dalla parte degli attivisti che chiedono all’uomo un comportamento responsabile e cosciente del peso della propria impronta ecologica sul territorio in cui vivono.
Quella che non mi va giù è la narrazione pseudo-ecologista secondo cui questo comportamento sarebbe orientato a salvare il pianeta.
Lo ribadisco e concludo, io penso che se dobbiamo avere un comportamento responsabile non è per salvare la Terra, ma per salvarci noi il culo e assicurare continuità alla specie umana. D’altronde, se pure continuassimo ad avere un comportamento irresponsabile e tendenzialmente suicida, non credo che potrebbe scomparire la terra dalla faccia dell’universo. Al limite saremo noi umani e qualche altra specie a scomparire. Come fu per i dinosauri, gli pterosauri e i mammut e come è stato per i rinoceronti bianchi, le tigri del Caspio e i cervi giganti.

Per dirla di nuovo con le parole di George Carlin: “Il pianeta sta bene. Siamo noi che siamo fottuti“.

Interludio pensoso in tre parti

28 mercoledì Ott 2020

Posted by aitanblog in inter ludi, riflessioni

≈ Lascia un commento

Tag

flussi, natura

L’essere umano ingabbia il tempo negli orologi e nei calendari, ma la natura governa le albe ed i temporali e se ne strafrega dei numeri, delle lettere e dei sillabari.

Fa il suo corso la natura, e noi ne abbiamo paura, perché siamo incapaci di immergerci nel flusso. Cerchiamo, invece, di governare l’ingovernabile e gua(r)darlo dal di fuori.

In verità, non manda neanche segnali, la natura; ma noi dobbiamo saperli cogliere ugualmente, almeno finché non saremo capaci di essere parte integrante della corrente e del flusso.

Cronache dal 2020

13 venerdì Mar 2020

Posted by aitanblog in riflessioni, versiculos, vita civile

≈ Lascia un commento

Tag

coronavirus, natura, parola

Quasi una poesia ai tempi del covid-19.
Segue una postilla in cui mi atteggio a filosofo.


Le strade sono finalmente libere dalle auto.
Il traffico veicolare si è trasferito su Internet.
La rete è intasata, la navigazione sempre più complicata.
Sui nodi del web si moltiplicheranno ingorghi e imbottigliamenti.
Le nostre bestemmie si trasferiranno dal chiuso delle nostre automobili al chiuso delle nostre case.
Siamo in tanti e non siamo capaci di starcene fermi.
Abbiamo sempre qualcosa da dire. Qualcosa da fare.
La natura fa il suo corso.
Noi siamo in tanti e non sappiamo seguire il suo flusso.


Nella parte finale avevo scritto “non sappiamo immergerci nel suo flusso”, poi ho cambiato; “seguire il suo flusso” mi suonava meglio.
Ma, concettualmente, la nostra incapacità (e quando dico ‘nostra” mi riferisco alla società globalizzata sempre più fondata sulla crescita del capitale, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la distruzione del territorio, il consumo e la progressiva – e umanamente irraggiungibile – consunzione della terra), concettualmente, dicevo, la nostra incapacità consiste nel non sentire (più) di essere Natura. Per quanto scorriamo comunque, e inesorabilmente, nel suo/nostro flusso, nel suo/nostro corso. Ma questo, probabilmente, è un altro discorso. Un altro dis-corso.
E forse è proprio la parola, questa immensa costruzione, che ci disunisce dalle cose, ci disabita da noi stessi, ci disabilita, ci disconnette e ci discosta dalla realtà. Fino alla dissipazione, fino alla dissoluzione (che sarà sempre e comunque una dissoluzione umana-troppo-umana, immagino. Perché quando l’ultimo uomo compirà il suo gesto estremo di autodistruzione, il resto della Natura resterà là, a continuare il suo flusso. Indifferentemente.)

La lingua lunga e silenziosa delle giraffe

18 mercoledì Mag 2016

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

≈ Lascia un commento

Tag

creazione, giraffa, lingua, natura, parabole, pensiseri, senso

Spesso la vita e la lettura ci riservano parabole sorprendenti che solo noi vogliamo vedere. I testi e il mondo extratestuale sono molto più inerti dell’interpretazione che ci sforziamo di dare valutando dal di fuori o sospesi tra il dentro e il fuori, come un topo che sporge la testa, incerto se lasciare il suo covo in cerca di cibo o rifugiarsi nella sicurezza accidiosa della tana.

Spesso, dicevo, la vita e la lettura ci riservano parabole sorprendenti che solo noi vogliamo vedere.
Come nuvole che sembrano fissate sullo sfondo del cielo, anche se sono predestinate a scontrarsi, prima o poi, e bagnarci tutti o inondarci il terrazzo e il cammino; ma noi ci fermiamo a guardarle, di tanto in tanto, e scorgiamo nelle loro fissità e nel loro movimento greggi di pecore, tori scatenati, le curve di una donna sognata o temuta, cavalli bianchi sfreccianti nel cielo, villaggi andalusi e la barba di Dio.

image

Leggo che la natura che ha messo in bocca alla giraffa una lingua lunga mezzo metro, non le ha dato le corde vocali né un benché minimo sistema di fonazione.
Penso che, se è vero ed ho ben capito, siamo di fronte a un fottuto paradosso, una specie di scherzo della creazione – a voler immaginare l’esistenza di un Dio facitore di tutte le cose visibili e invisibili o visibili così e così o ancora un po’ meno.
Penso che dare una lingua tanto lunga a un animale destinato al silenzio, in fondo, sia come regalare un paio di guanti a un monco o consegnare un cappello nelle mani di un malcapitato decapitato. Oppure una cosaccia tipo dare del vino a un astemio e pane e formaggio duro a chi non ha fame o denti. Potrei buttarla sul sentimentale e cercare di toccare corde più emotive e passionali parlando di un’estate o un sabato senza sole oppure di una donna o un uomo che non ha mai provato o dato amore e amore. Potrei sostenere, altresì, che mezzo metro di lingua e un congenito mutismo corrispondono a nascere con un arnese lungo una trentina di centimetri, ma non essere dotato di coglioni. Oppure, senti questa, come essere incoronati re in un mondo senza corone e senza troni. Insomma, è come averci dentro mille altri paragoni, ma sapere che ormai vi siete già rotti i maroni e il meglio che possa fare è tacermi e dedicarmi ad altre, più in-degne questioni.

Spesso la vita e la lettura ci riservano parabole sorprendenti che solo noi vogliamo vedere, ma loro se ne restano là, altere e silenti, come le giraffe dalla lingua lunga o i saggi con la barba bianca e soffice come le nuvole. I saggi che parlano poco e non scrivono nulla, ma ci fanno intendere che loro sì, la sanno lunga; più lunga di qualunque lingua di questo mondo simbolico e insignificante in cui trasciniamo la nostra esistenza, le nostre passioni e i nostri più insulsi pensieri.

link al sito personale di Gaetano "Aitan" Vergara

L’aitanblog delle origini

Link all'aitanblog di splinder duplicato su iobloggo con relativo blogroll delle origini, in memoria dei tempi andati.

Accessi su WP

  • 138.833 visite

Commenti recenti

aitanblog su La fantascienza nichilista di…
cristina bove su La fantascienza nichilista di…
La fantascienza nich… su Anche i bot sbagliano
Di lavoro si continu… su La sicurezza
Di lavoro si continu… su Morire sul lavoro prima ancora…
Di lavoro si continu… su L’ultimo giorno di …

feed

feed ad aitanblog

Blogroll

  • Altri Appunti
  • Ancorapoesia
  • Certe piccole manie
  • Citarsi addosso
  • Colfavoredellenebbie
  • El miedo escénico
  • Falconier
  • Germogliare
  • Giacy.nta
  • Haramlik
  • Io Guido
  • Jazzfromitaly
  • Les Miroirs
  • Letteratura di Eva
  • Lunediscrittori
  • Mangino Brioches
  • mariobiancoart
  • Mrs. Quentin
  • Musa quotidiana
  • No Time to Lose
  • Panta Rei
  • Perzico
  • Pro memoria
  • Stileminimo
  • Tartina
  • Turquoise
  • Zarinia
  • Zaritmac

Categorie

link al sito web di Gaetano Aitan Vergara

Sfogliami

marzo: 2023
L M M G V S D
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031  
« Feb    

Indice per mesi e anni

  • marzo 2023 (8)
  • febbraio 2023 (12)
  • gennaio 2023 (12)
  • dicembre 2022 (14)
  • novembre 2022 (18)
  • ottobre 2022 (12)
  • settembre 2022 (14)
  • agosto 2022 (16)
  • luglio 2022 (17)
  • giugno 2022 (17)
  • Maggio 2022 (13)
  • aprile 2022 (18)
  • marzo 2022 (18)
  • febbraio 2022 (15)
  • gennaio 2022 (19)
  • dicembre 2021 (18)
  • novembre 2021 (16)
  • ottobre 2021 (20)
  • settembre 2021 (18)
  • agosto 2021 (18)
  • luglio 2021 (13)
  • giugno 2021 (14)
  • Maggio 2021 (17)
  • aprile 2021 (11)
  • marzo 2021 (14)
  • febbraio 2021 (14)
  • gennaio 2021 (15)
  • dicembre 2020 (15)
  • novembre 2020 (10)
  • ottobre 2020 (13)
  • settembre 2020 (4)
  • agosto 2020 (4)
  • luglio 2020 (12)
  • giugno 2020 (10)
  • Maggio 2020 (9)
  • aprile 2020 (6)
  • marzo 2020 (13)
  • febbraio 2020 (4)
  • gennaio 2020 (7)
  • dicembre 2019 (8)
  • novembre 2019 (8)
  • ottobre 2019 (7)
  • settembre 2019 (10)
  • agosto 2019 (9)
  • luglio 2019 (11)
  • giugno 2019 (8)
  • Maggio 2019 (10)
  • aprile 2019 (3)
  • marzo 2019 (7)
  • febbraio 2019 (7)
  • gennaio 2019 (6)
  • dicembre 2018 (7)
  • novembre 2018 (6)
  • ottobre 2018 (4)
  • settembre 2018 (9)
  • agosto 2018 (7)
  • luglio 2018 (8)
  • giugno 2018 (6)
  • Maggio 2018 (8)
  • aprile 2018 (6)
  • marzo 2018 (8)
  • febbraio 2018 (6)
  • gennaio 2018 (8)
  • dicembre 2017 (6)
  • novembre 2017 (3)
  • ottobre 2017 (7)
  • settembre 2017 (3)
  • agosto 2017 (6)
  • luglio 2017 (5)
  • giugno 2017 (3)
  • Maggio 2017 (4)
  • aprile 2017 (8)
  • marzo 2017 (5)
  • febbraio 2017 (5)
  • gennaio 2017 (3)
  • dicembre 2016 (7)
  • novembre 2016 (5)
  • ottobre 2016 (2)
  • settembre 2016 (6)
  • agosto 2016 (9)
  • luglio 2016 (8)
  • giugno 2016 (5)
  • Maggio 2016 (6)
  • aprile 2016 (5)
  • marzo 2016 (5)
  • febbraio 2016 (4)
  • gennaio 2016 (6)
  • dicembre 2015 (8)
  • novembre 2015 (6)
  • ottobre 2015 (8)
  • settembre 2015 (6)
  • agosto 2015 (6)
  • luglio 2015 (6)
  • giugno 2015 (3)
  • Maggio 2015 (4)
  • aprile 2015 (4)
  • marzo 2015 (1)
  • febbraio 2015 (3)
  • gennaio 2015 (2)
  • dicembre 2014 (2)
  • novembre 2014 (1)
  • ottobre 2014 (3)
  • settembre 2014 (2)
  • agosto 2014 (4)
  • luglio 2014 (5)
  • giugno 2014 (4)
  • Maggio 2014 (2)
  • aprile 2014 (4)
  • marzo 2014 (4)
  • febbraio 2014 (2)
  • gennaio 2014 (4)
  • dicembre 2013 (6)
  • novembre 2013 (2)
  • ottobre 2013 (6)
  • settembre 2013 (2)
  • agosto 2013 (4)
  • luglio 2013 (1)
  • giugno 2013 (3)
  • Maggio 2013 (3)
  • aprile 2013 (3)
  • marzo 2013 (3)
  • febbraio 2013 (3)
  • gennaio 2013 (1)
  • dicembre 2012 (6)
  • novembre 2012 (2)
  • ottobre 2012 (3)
  • settembre 2012 (4)
  • agosto 2012 (3)
  • luglio 2012 (2)
  • giugno 2012 (4)
  • Maggio 2012 (4)
  • aprile 2012 (5)
  • marzo 2012 (5)
  • febbraio 2012 (6)
  • gennaio 2012 (6)
  • dicembre 2011 (6)
  • novembre 2011 (5)
  • ottobre 2011 (4)
  • settembre 2011 (6)
  • agosto 2011 (5)
  • luglio 2011 (4)
  • giugno 2011 (3)
  • Maggio 2011 (4)
  • aprile 2011 (5)
  • marzo 2011 (6)
  • febbraio 2011 (5)
  • gennaio 2011 (4)
  • dicembre 2010 (5)
  • novembre 2010 (5)
  • ottobre 2010 (3)
  • settembre 2010 (5)
  • agosto 2010 (4)
  • luglio 2010 (5)
  • giugno 2010 (7)
  • Maggio 2010 (4)
  • aprile 2010 (4)
  • marzo 2010 (8)
  • febbraio 2010 (4)
  • gennaio 2010 (5)
  • dicembre 2009 (8)
  • novembre 2009 (4)
  • ottobre 2009 (5)
  • settembre 2009 (7)
  • agosto 2009 (3)
  • luglio 2009 (6)
  • giugno 2009 (6)
  • Maggio 2009 (5)
  • aprile 2009 (5)
  • marzo 2009 (7)
  • febbraio 2009 (6)
  • gennaio 2009 (8)
  • dicembre 2008 (7)
  • novembre 2008 (7)
  • ottobre 2008 (8)
  • settembre 2008 (7)
  • agosto 2008 (6)
  • luglio 2008 (5)
  • giugno 2008 (7)
  • Maggio 2008 (9)
  • aprile 2008 (7)
  • marzo 2008 (9)
  • febbraio 2008 (7)
  • gennaio 2008 (6)
  • dicembre 2007 (7)
  • novembre 2007 (8)
  • ottobre 2007 (9)
  • settembre 2007 (7)
  • agosto 2007 (4)
  • luglio 2007 (8)
  • giugno 2007 (6)
  • Maggio 2007 (6)
  • aprile 2007 (7)
  • marzo 2007 (4)
  • febbraio 2007 (7)
  • gennaio 2007 (8)
  • dicembre 2006 (7)
  • novembre 2006 (8)
  • ottobre 2006 (5)
  • settembre 2006 (8)
  • agosto 2006 (4)
  • luglio 2006 (8)
  • giugno 2006 (6)
  • Maggio 2006 (7)
  • aprile 2006 (5)
  • marzo 2006 (6)
  • febbraio 2006 (4)
  • gennaio 2006 (5)
  • dicembre 2005 (5)
  • novembre 2005 (5)
  • ottobre 2005 (5)
  • settembre 2005 (4)
  • agosto 2005 (6)
  • luglio 2005 (4)
  • giugno 2005 (6)
  • Maggio 2005 (7)
  • aprile 2005 (8)
  • marzo 2005 (7)
  • febbraio 2005 (6)
  • gennaio 2005 (8)
  • dicembre 2004 (7)
  • novembre 2004 (7)
  • ottobre 2004 (8)
  • settembre 2004 (6)
  • agosto 2004 (6)
  • luglio 2004 (8)
  • giugno 2004 (7)
  • Maggio 2004 (8)
  • aprile 2004 (7)
  • marzo 2004 (10)
  • febbraio 2004 (10)
  • gennaio 2004 (5)
  • dicembre 2003 (5)
  • novembre 2003 (10)
  • ottobre 2003 (9)
  • settembre 2003 (2)
licenza creative commons

About me

  • AitanLink
  • E-mail
  • News
  • Su di me
  • Immagini
  • Textículos
  • Versículos

Tag Cloud

anarchia Anno Nuovo arte attentati auguri autunno blog cambiamento compleanno coronavirus crisi da lontano decrescita digitale donne dubbi egitto entronauta facebook formazione foto Frattamaggiore futuro galeano governo goya guerra idiomatica immagini immigrazione indifferenza interludi inter ludi invettive italia lavoro mare memoria migranti morte musica musiche napoli Natale natura pandemia parole poesia politica primavera razzismo recensioni rete ricordi rime romantico scrittura scuola social social network sogno solitudine sonno stefania storia tempo texticulos traduzione vacanze vecchiaia versi versiculos video vino vita civile

BlogItalia

BlogItalia - La directory italiana dei blog

Blog su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • ((( aitanblog )))
    • Segui assieme ad altri 248 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • ((( aitanblog )))
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...