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Anche se ho una pessima scrittura, ogni tanto mi piace scrivere a mano come si faceva prima che cominciassimo a vivere con le dita, la schiena e il collo semprecurve sullo specchio deformante di un telefonino.
L’unico problema è che se rileggo qualche ora dopo quanto ho scritto qualche ora prima, ho molta difficoltà a interpretare i segni e i tratti della mia cacografia; diciamo pure che il più delle volte non riesco affatto a capire cosa abbia voluto esprimere con quei caratteri nervosi e sincopati pieni di cancellature, ripensamenti e correzioni aggiunte in ogni senso e direzione del foglio.
Tuttavia, fingo di leggere; e non è detto che quello che fingo di leggere sia peggiore di quello che avevo originariamente concepito e vergato a mano con cura e distrazione.
Sono un caso e un modello di serendipità cacografica, autoesegesi impreziosente ed ermeneutica migliorativa. Dovrebbero studiarmi su libri, libroni e libelli scritti a mano con pessima scrittura e frequenti fregi, postille e cancellature; in modo da avere una possibilità di essere reso migliore puranco dall’altrui interpretazione.
P.s. Forse un giorno si scoprirà che anche Eraclito, Eschilo, Sofocle, el Arcipreste de Hita, Dante Alighieri e una cospicua sfilza di tanti-altri hanno goduto delle interpretazioni benevolenti dei loro trascrittori. Incluso il Dio uno e trino del Vecchio Testamento, del Corano e della Cruna dell’Ago.
P.p.s. Sono molto incerto su almeno quattro o cinque parole dell’anteriore post scriptum trascritto da un mio logoro taccuino di quattro o cinque anni fa. Altrettanto incerto su tutto il resto di questo testo. Incluso il presente post post scriptum che state avendo la sconfinata pazienza di leggere, se siete arrivati fino a qua.
Grazie.
Siate buoni, se lo siete.