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Giochetti per conoscere se stessi (e perdere allegramente la propria privacy e la propria sicurezza)

15 lunedì Gen 2018

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni

≈ 3 commenti

Tag

privacy, scammers, social network, spam, test

A chi somigli? Con chi andrai in vacanza a Katmandù? Cosa rivelano i tuoi occhi? Chi è l’uomo/la donna/l’amico/il nemico della tua vita? Quale è il paese dei tuoi sogni? Come sei realmente e come ti vedono gli altri?
Oppure: Quanto conosci l’italiano / l’inglese / lo spagnolo / l’aramaico? Cosa sai di storia, di geografia o di sport? Sei un maestro del sesso o sei una schiappa? Quali sono le tue competenze logiche, letterarie o informatiche? Qual è il tuo livello di conoscenza dell’ultima serie tivvù o della cucina giapponese?

Tutti fatti intriganti che ci interessa molto sapere e che ci offrono un momento di divertimento o un effimero spunto di riflessione.
Test della personalità e quiz che appaiono con crescente frequenza sui social e ci intrattengono in momenti di noia oppure contribuiscono a mostrare agli altri quanto siamo buoni-bravi-e-belli, attraverso la spasmodica pubblicazione dei risultati che ci sembrano più affini all’immagine ideale che abbiamo di noi stessi (e, caspita, nella stragrande maggioranza dei casi vengono fuori esiti positivi, profili interessanti e risposte divertenti o esaltanti; si vede che siamo proprio in gamba, no!?).

Purtroppo, però, non si tratta quasi mai di giochetti innocui e innocenti come sembrano.
Dietro c’è un’altissima probabilità che si nascondano delle aziende o degli “scammer” che, a nostra insaputa, violano la nostra privacy e si impossessano dei nostri dati personali per cederli a terzi per fini commerciali o per riempirci di posta indesiderata e infestare i nostri computer, tablet e smartphone di malware, virus e specchietti per gli allocchi.

Cliccando spensieratamente su ‘inizia il test’, usciamo fuori da Facebook (dove abbiamo messo i paletti, configurando degli appositi requisiti di privacy) e autorizziamo gli sconosciuti che producono il giochetto a inserire all’esterno del social network i nostri dati e una serie di informazioni che possono avere un altissimo valore di mercato: nome e cognome; data di nascita; città natale, città in cui viviamo, città che abbiamo visitato; lavoro attuale e lavori e lavoretti che abbiamo fatto in passato; scuole, corsi di formazione e università in cui abbiamo studiato o studiamo; i nostri gusti sotto forma di ‘wow’, ‘💓’ e ‘Mi piace’; libri, film, cantanti e programmi tv preferiti; i nostri video, le nostre foto e quelle in cui siamo taggati (incluso quelle contrassegnate come private); il browser che usiamo; le lingue che conosciamo; il nostro orientamento politico e sessuale; le nostre credenze; la lista dei nostri amici; il nostro indirizzo IP e, se li abbiamo inseriti, perfino il nostro numero di telefono, lo stato civile e la nostra mail personale.

Insomma, stiamo attenti e teniamo alto i nostri livelli di privacy. Già lasciamo dappertutto impronte digitali, cerchiamo almeno di difendere qualche frammento della nostra riservatezza e di non esporci alle grinfie di malintenzionati.

Giocando a conoscere noi stessi, mettiamo in gioco la nostra vita privata e la offriamo gratuitamente alla mercé dei mercanti del tempio digitale. Poi, quando pubblichiamo i risultati per mostrarli ad amici e conoscenti, diventiamo esca per chiunque si trovi a passare e, leggendo, sia indotto a giocare anche lui e cedere, inconsapevolmente, una parte della sua privacy.

Lo diceva mia nonna che non si debbono mai accettare caramelle dagli sconosciuti; e nemmeno “cookies“, spam e mele avvelenate.

Le incredibili possibilità dei giovani del III millennio

08 giovedì Set 2016

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

≈ 4 commenti

Tag

disoccupazione, giovani, rete, social network

Imparare le lingue è importante per il vostro futuro, perfino imprescindibile.
Un ragazzo che vive nel condominio di mio cugino non conosceva l’inglese e lo spagnolo ed era disoccupato. Ora si è messo a studiare ed è “unemployed“, “desempleado“.
Poi ha fatto anche un corso di informatica. Fino a qualche mese fa non aveva nemmeno idea di come si accendesse un computer; ora sta tutto il giorno su Facebook. Presto imparerà a stare tutto il giorno anche su Instagram, Twitter e Snapshot e in men che non si dica allargherà i suoi orizzonti culturali a tutta la rete mondiale.
Ma non è finita qui. All’imbrunire esce di casa ed affina le sue competenze di ricerca a caccia di Pokémon, mentre di notte torna all’ovile e approfondisce le sue capacità relazionali su YouPorn.

Insomma, voi giovani non ve ne rendete neanche conto, ma oggi avete occasioni che noi, ai miei tempi, nemmeno ci sognavamo.
E avete anche il coraggio di lamentarvi del lavoro che non c’è e degli spazi extravirtuali che vi saranno progressivamente sottratti!

Mehr Licht!

12 martedì Lug 2016

Posted by aitanblog in recensioni, riflessioni

≈ 2 commenti

Tag

blog, lucia tosi, social network

Il 9 luglio abbiamo perso una delle nostre amiche più lucide. Una mente illuminata, illuministica e appassionata. La scuola ha perso un pilastro di conoscenze e competenze. E la sua famiglia, una donna che sapeva amare di un amore vero, concreto. Abbiamo perso tutti una poetessa che metteva la sua poesia in ogni cosa della vita, la sua cucina, il tango, il suo acume critico, le sue pagine dense e acuminate.

Internet è un arcipelago: una cosa come un insieme di isole unite dal mare che le separa. Ma a volte la voce risuona da isola ad isola e ci si riconosce, ci si sente parte della stessa patria fatta di parole.
Succedeva soprattutto ai tempi dei blog.
Con Facebook succede un po’ meno.

Lucia Tosi l’ho conosciuta nella blogosfera e la nostra modalità di conversazione è durata una decina di anni seguendo i tempi lunghi della riflessione bloggistica più che l’immediatezza superficiale dei social.
Ora Lucia non c’è più.
Mentre scrivo, si stanno tenendo i suoi funerali nella Chiesa di S. Pietro Apostolo di Favaro Veneto.

A 700 chilometri di distanza, passo in rassegna stralci delle nostre conversazioni e ricordo i momenti in cui le nostre vite si sono incrociate. Una volta che dovevo assistere un mio caro congiunto che ebbe una delicata operazione a Verona, mi fu di grande aiuto, la Lucia. Aveva un grande amore per i dialetti, e soprattutto per il napoletano. Credo che avesse dedicato la sua tesi di laurea alle poesie di Salvatore Di Giacomo. Mi piaceva correggerla o farmi correggere da lei.

Mi mancherà. Mi manca già.

Disfracebook

22 lunedì Feb 2016

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

≈ 10 commenti

Tag

facebook, immagini, social network

Questo fatto che i social ci fanno stare in mezzo agli altri restando lontano dal mondo e dai suoi odori ha i suoi effetti collaterali. Vedi persone timide presentarsi come leoni, donne e uomini pieni di pudore scrivere di passioni violente e sboccate, ragazzi violenti copincollare frasi tenere e iperromantiche e vecchietti riservati dibattere con acerbo furore. Facebook è uno specchio della realtà che sta davanti, dietro e di lato rispetto a questi schermi; ma i suoi specchi sono specchi deformanti che ingrossano, sfilzano, ingrassano, incattiviscono e imbellettano la realtà extravirtuale.

Tra tutte queste deformazioni grottesche, quella che mi incuriosisce di più è la veemenza che noto in certe discussioni che nascono e muoiono in rete. Non te lo aspetti che l’impiegato del quarto piano che quando lo incontri sembra aver paura anche di salutare possa incazzarsi tanto parlando di calcio, di Sanremo o di politica internazionale. È come se la nostra voce uscisse ingigantita dalle cavità di una maschera indossata con scarsa o nulla consapevolezza del suo potere di amplificazione.

disegno do gaetano "aitan" vergara (c)(c) 2014

Certi comportamenti mi ricordano i cambiamenti che subiamo un po’ tutti quando siamo in macchina. Chiusi in quella scatoletta che è un prolungamento della nostra casa, ci sentiamo in diritto di fare e dire cose (dita nel naso, rutti, urla, bestemmie, imprecazioni) che non ci si sogneremmo mai di dire e di fare camminando a piedi, per strada, tra persone conosciute e sconosciute. Ma là dentro, protetti come nel ventre materno, l’opinione altrui è vissuta come un’invasione, come un’orda di extracomunitari che ti arriva in casa e ti ruba l’orologio della prima comunione e la biancheria di famiglia, e cominci a imprecare come un ergastolano in cella di isolamento.


disfraz [sm]: maschera (f), travestimento

disfrazar [v tr]: travestire, mascherare

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