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io me lo ricordo,
a scuola eravate
tra quelli che dicevano
che non serve a niente
la storia
mo che vi cadono
addosso le cause
e le concause
non capite un cazzo
e imboccate una scorciatoia
27 sabato Ott 2018
Posted invettive, versiculos
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io me lo ricordo,
a scuola eravate
tra quelli che dicevano
che non serve a niente
la storia
mo che vi cadono
addosso le cause
e le concause
non capite un cazzo
e imboccate una scorciatoia
08 domenica Ott 2017
Posted riflessioni, texticulos, vita civile
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La Maestra Storia a colloquio coi genitori:
– Signora cara, non è che io sia una cattiva maestra, sono i suoi figli che sono piuttosto distratti e dovrebbero impegnarsi di più.
In fondo, quel Mister Huxley aveva le sue ragioni nel ritenere che il fatto che gli uomini non imparino molto dalle mie lezioni sia la lezione più importante che io insegni. Ma, mi creda, non è tutta colpa mia… e forse dovreste farvi un’esame di coscienza anche in famiglia.
Mi scusi se sono stata così esplicita, ma insegno da tanti anni e ormai sono piuttosto stanca e sfiduciata. E poi non è per niente facile andare avanti sentendo ogni tanto qualcuno ripetere che scivoli a ogni pié sospinto dalla tragedia alla farsa; quando non sostengono perfino che ormai sei finita. Ma si rende conto? ….Finita!
Va be’, mi scusi lo sfogo e mi saluti suo marito. E’ stato anche lui un mio alunno, sa? Un nanerottolo sule spalle di giganti sempre con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, a quei tempi.
27 mercoledì Gen 2016
Posted immagini, recensioni, riflessioni, vita civile
inDiceva Bernardo di Chartres e ripeteva Isaac Newton “che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.”*
Vorrei crederci, ma a volte ho l’impressione che avesse ragione Aldous Huxley nel ritenere che il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.
Vedo molti celebrare il Giorno della Memoria senza capire che la prima cosa che lo sterminio di ebrei, rom, sinti, omosessuali e oppositori politici di ogni razza e natura ci insegna è che non si può essere indifferenti di fronte a ogni tipo di discriminazione. Il razzismo dovremmo riconoscerlo e stanarlo prima di tutto dentro noi stessi.
Troppo facile commuoversi davanti ai pigiami a strisce di ebrei lontani nel tempo e nello spazio e poi continuare a usare la parola ebreo come un’offesa. Troppo comodo considerare il passato come un film commevente e rivolgerci nel presente con parole e atteggiamenti intolleranti nei confronti degli stranieri della porta accanto e dei neri e dei rom che incrociamo per strada o al varco di un semaforo. Comodo e facile come ripetere a ogni pie sospinto “io non sono razzista, ma gli zingari però…”.
Denkmal für die ermordeten Juden Europas – Foto di Gaetano “Aitan” Vergara scattata una decina di anni fa a Berlino
«L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. L’opposto dell’educazione non è l’ignoranza, ma l’indifferenza. L’opposto dell’arte non è la bruttezza, ma l’indifferenza. L’opposto della giustizia non è l’ingiustizia, ma l’indifferenza. L’opposto della pace non è la guerra, ma l’indifferenza alla guerra. L’opposto della vita non è la morte, ma l’indifferenza alla vita o alla morte. Fare memoria combatte l’indifferenza» (Elie Wiesel)
17 domenica Gen 2016
Posted riflessioni, vita civile
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Considerazioni internazionali nell’ora della digestione, dopo aver mangiato un hamburger cinese e peperoni della terra dei fuochi ascoltando un tiggì pieno di schermaglie occidentali e pseudoscontri di inciviltà.
Dopo lo scandalo Volkswagen, lo scandalo Renault. Ma se ne è parlato molto meno. I primi della classe tedeschi, sempre così precisi e pieni della loro ostentata etica protestante ed ecologista, sono più antipatici.
I risultati, però, sono gli stessi: i fabbricanti di automobili ci inquinano e ci prendono per il culo. Una volta si sarebbe parlato della spietatezza del capitalismo che ci inganna e fa delle nostre vite carne da macello. E si sarebbe colpito nel segno, una volta. Oggi si preferisce fare le guerre etniche e dare la colpa al vicino o a chi viene da lontano.
Intanto il prezzo del petrolio è sceso dai 100 ai 30 euro al barile (anche se al distributore s’è risparmiato solo qualche centesimo di euro).
Le auto, soprattutto le auto alimentate con benzina e gasolio, hanno fatto il loro tempo e il petrolio perde ogni giorno la sua centralità nell’economia mondiale. Ma facciamo come se niente fosse e fingiamo che il mondo sia ancora quello che era. Per resistere a un cambiamento che è ormai nelle cose, a Occidente le fabbriche si fanno la guerra a colpi di disonestà a carico dei clienti e dei pedoni privi di mascherina, a Oriente sia sunniti e sciiti che sunniti e sunniti si fanno la guerra per il potere e per il petrolio, mentre la povera gente continua a impoverirsi o fugge dalle distruzioni e dai conflitti. Noi, però, guardiamo dall’altra parte e preferiamo parlare di popoli ostili e scontri di religione e di civiltà e, parlando parlando e straparlando, alimentiamo l’odio e lo scontro; lo rendiamo reale.
Non ce ne accorgiamo, o fingiamo di non accorgercene, che è tutto questo modello di civiltà fondato sulla finanza e sull’oro nero che sta crollando. Meglio rispondere fondamentalisticamente al fondamentalismo imperante e continuare a scorrazzare con le nostre auto (quando non siamo fermi a imprecare contro il traffico) e a ballare in salotti riscaldati a gas o a petrolio, mentre il Titanic del capitalismo affonda. Perfino in Cina. E così la sentiamo più vicina, la Cina.
Non ho soluzioni. Ma molti segni mi dicono che solo tante persone che una alla volta cambiano il proprio modello di vita possono cambiare il mondo. Con scelte consapevoli e capacità di dialogo. Tante persone libere, capaci di muoversi senza frontiere e lasciandosi contaminare dalle cose buone giuste e belle delle culture altrui. Persone capaci di contagiare positivamente altre persone e di andare a piedi verso un mondo nuovo. Lo so che sembra ingenuo e fottutamente ottimistico parlare di mondo nuovo dall’epicentro della crisi, ma mi sembra anche più ingenuo ed esiziale l’atteggiamento di chi legge tutto nell’ottica delle guerre tra i buoni e i cattivi e arrivano_i_nostri e sia_maledetto_l’infedele_e_la_quinta_colonna_che_lo_difende.
Dopo lo scandalo Renault, lo scandalo Volkswagen, poi magari toccherà alla Fiat Chrysler o alla Rover inglese. Ma non è questo il punto. Si tratta di vedere oltre le fabbrichette e il petrolio che le alimenta. Secondo me.
“Mucha gente pequeña, en lugares pequeños, haciendo cosas pequeñas, puede cambiar el mundo” ha scritto da qualche parte Eduardo Galeano con la forza incisiva della sua capacità di sintesi.
(Ok, ora prendo la mia auto a benzina e vado a passare la santa domenica in un centro commerciale che sta ad Afragola, ma potrebbe stare uguale in Alabama, ad Ankara o in Angola. Sperando che a nessuno venga in mente di lasciarsi scoppiare tra la folla e che un rom, un sinti o un tossico di paese non mi scassi il finestrino in cerca di pane, di telefonini o di monete.)