I 15 secondi di musica che accompagnano questa mia clip li ho rubati ai DakhaBrakha, un gruppo musicale di avanguardia nato all’interno del Dakh, Centro teatrale d’Arte Contemporanea di Kiev.
Come vorrei che i DB potessero continuare a sperimentare il loro ethno-caos che pesca nel folclore ucraino con l’aggiunta di sonorità contemporanee e innesti della musica africana, bulgara e ungherese.
Una colomba con i colori di un eclectus, di un’ara o di un pavone.
Una colomba che resiste ingabbiata, ma deve tornare a volare.
L’immagine è una frettolosa rivisitazione di una celebre cartolina realizzata da Joan Mirò nel 1937 per raccogliere fondi per il fronte popolare, ai tempi della sanguinaria guerra civile spagnola.
La musica di sottofondo è un mio campionamento della tromba di Tom Harrel tratto dalla versione di “Silence” contenuta nell’album di Charlie Haden, “The Montreal Tapes: Liberation Music Orchestra” (1989).
I dubbi sono tutti miei e mi paralizzano la coscienza, anche se continuo a scrivere e a cazzeggiare con i segni e con i suoni. Perché non so fare altro.
La Repubblica di Costa Rica ha dieci volte meno abitanti dell’Italia in un territorio sei volte più piccolo. Pur non essendo grandissima, non è una micronazione come Andorra, Grenada, il Liechtenstein, Città del Vaticano o San Marino.
Nel 1948 è stato il primo Paese al mondo ad abolire l’esercito e la marina militare.* Contestualmente le caserme furono trasformate in musei e l’intero bilancio delle forze armate fu destinato a istruzione, sanità pubblica e lotta alla povertà.**
Nel decennio 2000-2009 è stato classificato al primo posto per la felicità media percepita dalla popolazione nella graduatoria Happiness in Nations elaborata dall’Università Erasmus di Rotterdam.
Oggi vanta uno dei più alti tassi di sviluppo umano in America Latina. Ha una forte diversificazione di produzione ed esportazione di beni e servizi, un elevato livello di istruzione medio, una spiccata propensione all’uguaglianza di genere e una grande attenzione per la salvaguardia dell’ambiente. Il suo ecoturismo – con circa un terzo del territorio protetto e oltre la metà della superficie ricoperta da boschi e foreste – richiama visitatori da tutto il mondo.
Un piccolo Paese che costituisce un modello, un’utopia realizzata, un’esperienza di antimilitarismo applicato da estendere in Paesi grandi, piccoli, piccolissimi e mastodontici.
Ne parlavo anche un paio di anni fa presentando Coração civil, una canzone di Milton Nascimento che fa riferimento alla splendida eccezione di questo Paese “sem milícia“.
Il sogno di un poeta che diventa tanto più diffuso e necessario in questi giorni di guerra fuori porta.
Ma la pace va progettata. Non si può diventare antimilitaristi solo quando la guerra la fanno gli altri, quando ci fa paura o quando, a conti fatti, non ci conviene. Lo diceva anche il settimo Presidente della Repubblica Italiana.
“L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.” (Sandro Pertini)
Io, dal mio pacifico e periferico cantuccio, sogno che la nostra nazione possa diventare una Costa Rica sei volte più grande e dieci volte più popolata.
Bom sonhar coisas boas que o homem faz E esperar pelos frutos no quintal.
È cosa buona (e giusta) sognare le cose buone che l’uomo fa E aspettarne i frutti nel cortile alberato (del nostro Stato)
Ma bisogna pure darsi una mossa per costruirla giorno per giorno la pace, dentro e fuori di noi, ed armarsi con tutte le forze per fare guerra alla guerra. Ad ogni guerra imposta con la violenza devastatrice delle armi.
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Ahhh! Ecco qua. Dalla mia umile sediolina ho formulato il mio commosso richiamo alla pace mondiale.
Ma lo so bene, lo so che oggi il Vaticano, L’ONU, Mafalda e la mia sediolina hanno lo stesso potere di persuasione.
Intanto, pare che contro la guerra in Ucraina sia sceso in campo anche Pornhub bloccando l’accesso agli utenti geolocalizzati in Russia. La notizia, riportata dall’account Twitter Visegrad 25, non è stata confermata ufficialmente; ma, da quanto si dice, gli utenti russi che hanno cercato di visitare il celebre sito pornografico si sarebbero trovati a vedere delle bandiere dell’Ucraina e a leggere un messaggio di supporto alla nazione invasa.
Se è la notizia è vera, mi sembra una rilevante battaglia vinta nel teatro digitale di questa guerra. Un embargo del cybersesso. Se non è vera, suggerisco ai responsabili di Pornhub e di altri siti porno di inverarla.
NOTE e NOTARELLE
Ho intitolato questo testo República Socrática de Costa Rica pur sapendo che il filosofo che sapeva di non sapere fu anche soldato e partecipò a varie campagne di guerra. Ma, in realtà, la scelta della parola “socrática” deriva da un vezzo linguistico: socratica è l’anagramma di Costa Rica e vale in questo contesto come sinonimo di filosofica (assumendo, socraricamente, appunto, che la filosofia volga al bene; una sconfinata e ottimistica fiducia nell’intellettualismo etico, insomma).
* Se pensate che in Costa Rica non abbiano abolito le forze d’aria, non avete considerato che il sorridente Paese centroamericano già non era dotato di un‘aviazione militare.
* In realtà, l’articolo 12 della Costituzione del Costa Rica del 1949 non sopprime completamente l’esercito, ma stabilisce che non possa essere “una organización permanente“. Aggiunge anche la possibilità di creare “un ejército para la defensa nacional o para la cooperación internacional” in caso di bisogno, ma ci tiene a sottolineare che questo esercito provvisorio sarà sempre sottoposto all’autorità civile. Quello che importa, comunque, è l’orgoglio radicato nei costaricensi (dico costaricensi perché costaricani non mi va giù) per la loro cultura antimilitarista e per gli investimenti destinati all’istruzione, ai servizi sociali e all’ambiente e derivati dai risparmi sulle spese militari.