Tag

(Reloaded)

Quando sentii quel verso prolungato e stridente pensai che si trattasse di un bambino che imitava l’ululato di un lupo per mettere e mettersi paura, o solo per gioco, come se volesse provare la forza e la tenuta delle proprie corde vocali. Questo o cose simili, pensai, e mentre pensavo, non riuscii a trattenermi dall’aprire quella porta.

Mi azzannò sul collo prima che potessi rendermi conto che non avrei dovuto lasciarlo entrare, e a pensarci bene non dovrei neanche stare a rimuginare tutte quelle sciocchezze, dopo aver sentito quel verso prolungato che strideva da dietro la porta. Sicuramente avrei fatto meglio a tapparmi le orecchie e andarmene per la mia strada, ché lo diceva anche la buonanima di mio nonno che chi si fa i fatti suoi campa cent’anni e, sicuramente, non rischia di diventare un lupo mannaro in una storia strampalata senza capo né coda. Ma ormai era troppo tardi. Meglio, forse, che fossi morto sul colpo, di crepacuore, prima che rimanessi segnato a vita, pensai. In fondo, la morte non deve essere così brutta, pensai, un’esperienza unica, pensai, solo che dura troppo a lungo e non hai nessuno a cui poterla raccontare. O almeno così sembra alla maggioranza di quelli che sono vivi e restano persuasi che quelli che se ne sono andati dormano un sonno lungo e stridente come un ululato.
Un attimo dopo (che è una di quelle cose che si dicono così per dire e, così per scrivere, si scrivono), un attimo dopo, dicevo/scrivevo, pensai che “un sonno lungo e stridente come un ululato” fosse un’espressione tronfia e retorica che non c’entrava niente, pensai; era solo che mi stavo facendo influenzare da quel verso prolungato, pensai, e per questo tutta la mia vita sembrava incentrata su quel momento, quel maledetto momento in cui avrei fatto meglio a tapparmi le orecchie o a nascere sordo, se questo fosse stato nella sfera delle mie possibilità, pensai. E così mi trovai impegolato nella questione dei limiti, che è una delle più limitanti e ingannevoli tra le tante che limitano l’azione umana e anche il pensiero (il che non è affatto poco, se si considera che ci sono alcuni che si ingannano e ci ingannano sostenendo che il pensiero umano non è soggetto a limitazioni di sorta).

Mentre ero tutto immerso in queste cogitazioni contraddittorie e involute, mi venne un’improrogabile voglia di buttarmi in strada e azzannare qualcuno. Quella voglia ebbe immediatamente la forza di dare nuovo senso alla mia esistenza e cominciai a sentire il fascino della mia nuova vita.
La luna illuminò la tua nuca mentre ti giravi lenta nella direzione del mio balzo allupato.
Il resto lo sai e non sprecherò tempo e fiato a raccontartelo, ché ora è l’ora di trovare carne fresca da morsicare.
Vedrai che sarà bello anche per te affondare i denti nella pelle e sentire in bocca il sapore del sangue ancora caldo. E ti verrà voglia di ululare. Anche se dopo resterai delusa, perché, sempre e comunque, alla fine, tra i denti e nei pensieri, non ti resterà più un maledetto niente. Niente di niente e nulla più.