Amici cari, signore e signori, attenti lettori e gentili passanti,
Vi invito a soffermare la Vostra cortese attenzione sulla poesia di più alto interesse che abbia mai scritto. Un testo di vaglia; ma veramente!
Mettetevi comodi e leggete senz’altra esitazione!
Meglio le noie d’una trita poesia
che le gioie che promette l’economia.
V’è più certezza in quel che sento se leggo
che in tutto quello che arraffo e posseggo
ma svanirà prima o poi domani,
come il nevischio dalle mie mani
e le mie mani in tra le tue mani.
Perciò, vorrei tanto, per il Vostro bene,
che liberi foste da affanni e da pene
e più di tutto dal vile denaro
che adduce gioie al baro e all’avaro
ma lascia dentro soltanto l’amaro.
Possiate allor liberarvi dal male
e inviarlo per vaglia postale
a me intestato, Ver-gara Ga-e-tano,
qui sempre pronto a tender la mano
per farvi viver leggiadri e felici,
facend’io per voi tutti i sacrifici
tal come fan per gli amici gli amici.
(Meglio le noie d’una trita poesia
che le gioie…, e che gioie, amica mia,
se arrivasse davvero tanto denaro
che nulla più sembrerebbemi caro,
e tali e cotanti fosser i vaglia
da poter quietare questa plebaglia
che m’attanaglia, m’ammorba
e mi abboffa la coglia
con/tante questue qui sulla mia soglia!)
Rammentate, vi prego, Gaetano Vergara,
Di voi sempre schiavo dalla culla alla bara.
(Basta ca nun me facite
penà ‘i pene da famme
e me mannate coccose ‘i sorde
‘i pressa e primma ‘i mo!)
Traduzione dell’ultima strofa per i non napoletanoparlanti:
(Basta che non mi facciate
penare le pene della fame
e mi mandiate qualche soldo
in fretta e prima di adesso!)
Grazie a tutti per la cortese attenzione e per quanto mi vorrete gentilmente elargire, mandandolo online tramite Paypal (gaverg chiocciola gmail etc etc) o direttamente nelle mie mani in busta chiusa (ché non sarei mai tanto sfacciato da contarli lì davanti al Vostro illustrissimo cospetto).
Tra le altre cose, mo’ vengono pure il mio onomastico e il mio compleanno.