In mezzo a tanta perfezione compositiva; in mezzo a tante seduzioni ed archetipi intrecciati; in mezzo a tanta musica sinuosa, avvolgente e sublime; in bilico sul tessuto intricato di tragico e comico; ammirato per cotanta fisicità di cantati lirici e atletici; plaudente per una regia capace di occupare ogni spazio e fare della platea scena; irretito per tanti inni al’amour che offuscano i didascalismi di maniera; mischiando in mente mia Tirso, Zorrilla, Molière e Da Ponte; guardando il San Carlo come un corral spagnolo del siglo de oro (o come una arena di tori imbestialiti e toreri narcisi); ringraziando per gli effetti speciali che ignorano Hollywood e si mettono sulla scia del Globe Theatre o del barroco; perdonando qualche voce sospesa sul fondo scena e sopraffatta dalle note del golfo mistico; lasciando fluire ad libitum l’ammirazione per il genio sconfinato di Mozart;
mi porto dentro (e voglio lasciare a caldo qui fuori)
la lista delle donne di DG che Leporello (Andrea Concetti) cava di tasca e sbatte in faccia alla povera Donna Elvira (Sonia Ganassi, brava, brava lei, e bravo bravo lui!):
Osservate, leggete con me.
In Italia seicento e quaranta;
In Almagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre.
V’han fra queste contadine,
Cameriere, cittadine,
V’han contesse, baronesse,
Marchesine, principesse.
E v’han donne d’ogni grado,
D’ogni forma, d’ogni età.
Nella bionda egli ha l’usanza
Di lodar la gentilezza,
Nella bruna la costanza,
Nella bianca la dolcezza.
Vuol d’inverno la grassotta,
Vuol d’estate la magrotta;
È la grande maestosa,
La piccina e ognor vezzosa.
Delle vecchie fa conquista
Pel piacer di porle in lista;
Sua passion predominante
È la giovin principiante.
Non si picca – se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella;
Purché porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.
[Atto I, Scena 5]
Insomma, prodromi di globalizzazione e democrazia seduttiva (perché, volgarizzando napoletanamente il linguaggio universale della fregna, ogni buco è pertuso e ogni lassata e’ persa; ma anche perché io son, per mia disgrazia, uomo di buon cuor – come sussurrerà DG a Zerlina qualche scena più tardi).

E mi porto dentro le galanti promesse del duetto più famoso di tutta l’opera (una delle arie più famose della storia della musica):
Don Giovanni:
Quel casinetto è mio: soli saremo
e là, gioiello mio, ci sposeremo.
Là ci darem la mano,
Là mi dirai di sì.
Vedi, non è lontano;
Partiam, ben mio, da qui.
Zerlina:
(Vorrei e non vorrei,
Mi trema un poco il cor.
Felice, è ver, sarei,
Ma può burlarmi ancor.)
[…]
Don Giovanni:
Io cangierò tua sorte.
Zerlina:
Presto… non son più forte.
Don Giovanni:
Andiam!
Zerlina:
Andiam!
A due:
Andiam, andiam, mio bene.
a ristorar le pene
D’un innocente amor.
[Atto I, Scena 9]
E si incamminano abbracciati verso il casino (la Zerlina interpretata da Elizabeth Norberg-Schulz è particolarmente vezzosa e sensuale; tanto quanto il DG di Erwin Schrott è altezzoso e spavaldo e la Donna Anna di Mariella Devia intensa e commovente come deve essere).

E porto con me a futura memoria anche la XXII scena in cui il libertino si fa paladino della libertà prerivoluzionaria (il Don Giovanni risale al 1787, solo un paio di anni prima dell’assalto della Bastiglia)
Leporello:
Venite pur avanti,
Vezzose mascherette!
Don Giovanni:
È aperto a tutti quanti,
Viva la libertà!
Donna Anna, Donna Elvira e Don Ottavio:
Siam grati a tanti segni
Di generosità.
Tutti:
Viva la libertà!
[Atto I, scena 22]
E Don Giovanni prende in braccio una bella ragazza che si denuda il seno come citando La Liberté guidant le peuple di Delacroix (1830). Un bel modo per celebrare l’imminente 25 Aprile, data in cui al Teatro San Carlo di Napoli sarà possibile assistere all’ultima rappresentazione in cartellone del Don Giovanni di Mozart-DaPonte per l’attenta e coinvolgente regia di Mario Martone.
¡viva el coño
viva la música
viva la república
y viva la libertad!