25 versi che riscrivo da 25 anni (anno più, anno meno, verso più, verso meno)
Eppure ho visto stelle anche di inverno Ed i tuoi occhi belli anche in inferno Né m’è mancato mai il tuo sguardo buono Ogn’or che rintronava in cielo il tuono E non parea ci fosse via d’uscita Dentro l’oscurità della mia vita
Per non citare la favella chiara Ed ogni parola tua, amica cara, Che dava senso ad una scalinata Che tante volte ho corso all’impazzata Scendendo contromano la salita Finché non v’era vita nella vita
E wenn ci rivedrem laggiù in inferno Condannati sarem al brio eterno Per cui veleggeremo a cielo aperto E rideremo forte, ne sono certo, Mentre ti prenderò da ogni parte Per far dei nostri corpi un corpo e un’arte
(Ché finché tu giocherai col mio batacchio Di tutto il resto ci importerà un fico secco Oppure un cacchio e chiederotti Scusa anche per codesto pateracchio Che strepita come uno sceicco Rinchiuso in un’ampolla o un alambicco Per un abbaglio oppure un battibecco)
Nei momenti più tristi e più intricati Lancio a caso tre tiri di dadi Non importa che il fato sia clemente Oppure dispettoso e intransigente Ciò che pesa e conta veramente è giocare senza pensare a niente Con il cuore assopito e la mente Che si mette in pausa e non sente Più cosa alcuna né niente di niente Sia sei o sia uno non cambia il destino Di questo giocatore indolente Che ora si sente Cecco e beve vino Per non pensare che non gli sei vicino
La mia unica consolazione è ricordare Mi disse E ricordarti Ma non so più come sia potuto succedere non averti più
Rivedo una sala buia e un film bellissimo inondato di luce e di mare
Davanti allo schermo solo due persone L’altra eri tu
Ora sta calando la notte e non ci cerchiamo più in mezzo al traffico Le mani tra le cosce La pioggia che batte sui finestrini e i tergicristalli che ci separano dal mondo
Io ti ascolto come ti ho sempre ascoltato
Ricordo che pensammo di cercare un posto appartato
Ma prima ti riempio di perle la bocca
Poi vedo altro Scene di noi tra gli altri e fuori dal mondo
Ma non so più come sia potuto accadere
Una magra consolazione per lo scricchiolio delle ossa e la la fiacchezza dei muscoli
Eravamo in spiaggia. A un certo punto smisi di scrutare il cielo e ti guardai negli occhi. Desideravo solo te.
Ora c’è troppa luce per arrivare a guardare. I desideri si sono arenati nelle sabbie immobili della vita quotidiana.
Forse le stelle sono già tutte cadute.
Blanes, XI Agosto 2022
Music by Charles Mingus (remixata a modo mio). Poche battute di “Work Song” (1955), un riff semplice e avvolgente che potrei sentire migliaia di volte fino a ipnotizzarmi e riveder le stelle.
A te che mi insegnasti che non ho bisogno di nessuno A te che non ti sembrava mai abbastanza A te A te che mi volevi indipendente da tutto e da niente A te A te che mi portasti a scoprirmi e a scoprire cose che nemmeno sapevo di voler sapere
A te che mi dicesti non sai quanto vali A te che mi tenevi a bada i coccodrilli e gli squali A te che colpivi sempre all’incrocio dei pali ma insegnavi lo stesso che non vengono a nuocerci tutti i danni i malvagi i malanni ed i mali
A te Alle tue malie ed alle tue manie A te che non ti sembravano mai abbastanza le mie autonomie
A te A te di cui ora ho un immenso bisogno che non conosce ragione rimedi o ricette esistenziali ma solo ferite vuoti ed assenza
A te di cui non oso fare senza
A te a te e a te
A te che mi insegnasti che non ho bisogno di niente A te che mi vedevi anche a distanza lontano da te o persa in un’altra stanza A te A te che mi volevi innamorata di tutto e di niente A te A te che mi portasti a sentirmi e a sentire cose che nemmeno sapevo di voler scoprire A te che mi dicesti non sai quanti mali volano via e si disperdono nel vento dopo che gli metti le ali
A te Alle tue malie ed alle tue manie A te che non ti sembravano mai abbastanza le mie antinomie
A te A te di cui ora ho un immenso bisogno che non capisce ragione ricette o rimedi convenzionali ma solo ferite vuoti ed assenza
Se, e sottolineo Se Piccolo esercizio di deromanticizzazione
Se vuoi un uomo che ti faccia sentire bella, non hai bisogno di me, ma di un chirurgo plastico. Se vuoi qualcuno che ti faccia battere il cuore, ti serve un defibrillatore. Se vuoi sentire le farfalle nello stomaco, devi avere il coraggio (e lo stomaco) per ingerirle vive. Se vuoi vederti bella attraverso i miei occhi, forse faresti meglio ad andare alla ricerca di uno specchio deformante o di un programma di fotoritocco. Uno di quelli che fanno miracoli, a quanto dicono.
Se per te la prima cosa è la fedeltà, è di un cane che hai bisogno. Se cerchi qualcuno che ti capisca, comincia a parlarmi in italiano; io il tuo dialetto non l’ho mai imparato. Se volevi un uomo che ti facesse volare, dovevi sceglierti un aviatore. Se cerchi un amore senza limiti e confini, o sei un’anarchica o vuoi impiantare una multinazionale nella mia terra. E io questo non te lo permetto e non lo voglio fare (mi riferisco all’impianto della multinazionale, naturalmente; perché, in quanto all’anarchia, beh, già sai…). Se vuoi una persona che sappia prendersi cura di te, posso passarti il numero di un buon medico. Se vuoi un uomo che ti ami per quello che sei, o ti conosci poco o pensi a lui come ad un pazzo scatenato capace di restarti accanto nonostante te le tue beghe, le tue seghe e le tue rotture. Se vuoi qualcuno che ti ami per sempre, dovrai necessariamente morire prima di lui. Se pensi a un uomo vero che si dedichi a te 24 ore su 24, o stai pensando a uno sfaccendato o speri di accalappiare il figlio di qualcuno con un ingente patrimonio. Se vuoi chi a letto ti soddisfi fino in fondo e non ti lasci a labbra asciutte prima del momento del massimo fulgore, puoi compare un dildo, un sex Toy o un vibratore. Se vuoi una persona che ti faccia sentire bene, cercati un otorinolaringoiatra.
Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore; se mi odi, sarò sempre sul tuo stomaco o nella tua testa, come un tarlo che non puoi schiacciare.
Il resto sono tutte stronzate che scrivo per far finta che riesco a pensare ad altro in questi tempi bui come sempre e come è sempre stato. Amarti, in fondo, è una distrazione. Ed amarmi… è lo stesso, del resto. L’unione di due patologie.
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Pathos è mio Pathos è tuo in ricordo del nostro amor.