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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

((( aitanblog )))

Archivi Mensili: giugno 2022

P & P

29 mercoledì Giu 2022

Posted by aitanblog in immagini, recensioni

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Tag

arte, el Greco

Pietro e Paolo visti da Domínikos Theotokópoulos

Pietro e Paolo (a.k.a. Simone e Saulo), due santi, uno di Galilea e l’altro di Tarso, due vite parallele accomunate dal martirio in Roma e messe insieme da una solennità religiosa tra le più celebrate dalla chiesa cattolica, apostolica e romana. Un tempo, mi dicono, era anche festa nazionale.

Qualcuno, come Pasolini, celebra oggi la solennità doppiamente.
A loro e a tutte quelle e quelli che portano o che portavano il nome di Pie(t)ro, Paolo o loro derivati lascio i miei auguri con tre ritratti che El Greco dedicó ai due martiri apostoli negli ultimi venti anni del ‘500.

Ammirateli.

In due tele su tre, Pietro è raffigurato chiavi in mano e Paolo con la sinistra appoggiata su un libro aperto.
Le mani lunghe e affusolate dei due santi la fanno da protagoniste in tutte e tre le composizioni e in tutte e tre le composizioni Pietro, il padre della Chiesa, è rappresentato vecchio e remissivo, mentre Paolo appare più giovane, dinamico e combattivo (in uno dei tre dipinti imbraccia perfino una spada).
Anche il cromatismo delle vesti appare abbastanza cristallizzato: Pietro veste in giallo e Paolo in rosso.
Per il resto, Paolo guarda sempre lo spettatore (come se fissasse la telecamera), mentre il buon Pietro guarda il compagno di sventura nei primi due dipinti e fissa noi, mestamente, nel terzo.

Tre capolavori, in ogni modo, custoditi in Russia, in Svezia e in Spagna.
Io ne ho visto da vicino solo uno, il terzo, esposto a Barcellona, al MNAC, Museo Nacional de Arte de Cataluña (anche se il quadro – d’autore cretese vissuto tra Venezia, Roma e Toledo – di catalano non ha nulla; d’altra parte, nonostante il nome, il MNAC non ospita solo opere catalane e quel “de Cataluña” è da intendersi come un possessivo, non come un complemento d’origine; il che aprirebbe una lunga discussione su quella C maiuscola; ma preferisco evitarla, la discussione, e concludere questo breve testo con rinnovati auguri, ribaditi tra parentesi e rafforzati dall’affetto).

La poesia contemporanea

28 martedì Giu 2022

Posted by aitanblog in invettive, riflessioni, versiculos

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Tag

a capo, rime, versi

Esercizio di versificazione

Quanti saccenti che non sanno niente Quanti visionari Quanti veggenti Che riempiono di fiamme e di fumo le loro parole E offuscano il senso e la direzione del loro percorso Per sembrare più interessanti Innanzitutto a se medesimi Dando l’impressione che hanno da dire Molto di più di quanto hanno da dire

Guardateli Stanno dicendo ora stesso Molto di più di quello che stanno dicendo Ma il mondo distratto Non riesce a sentire Tutto quello che hanno da dire Signora mia

Ascoltateli La gran parte di loro Non ha nulla da dire Ma lo dice Andando insistentemente da capo Prima che si arrivi alla fine del rigo

Pare che questo sia Il primo motore della poesia Signora mia Immutato dal tempo che fu (Ancor prima che sia nato Gesù) Con tutto lo spreco di carta Che ne deriva e comporta

Ma questo Alla poesia Cosa diavolo importa? Il buon poeta e il poeta buono Sono poco versati nelle circostanze effimere dell’attualità e Nelle problematiche della vita sociopolitica della gente comune

È d’uopo altresì rifuggire la rima Che conferisce al testo Un sapore di buone cose di pessimo gusto

E poi Per l’amor del cielo Nessuna citazione Poco linguaggio figurato E spruzzi di parole desuete scelte a cazzo di cane con acribia e convinzione

“Meglio un albero senza fusto Meglio un ramoscello o un arbusto Che un caffè dall’aroma robusto Infarcito di un linguaggio frusto trito e ritrito Fatto di formulette che puoi ripetere a menadito Per sfornare il tuo piatto adusto”  E fare in modo che Come da rito Nessuno legga Con dovuta attenzione Né possa esservi qualcuno che regga Tutta intera La lettura della composizione

E poi è d’obbligo suonare esoterici e oscuri Ma questo credo di averglielo già detto Signora mia

Oppure giocare a fare i banali Per nascondere quanto banali si sia per davvero Dietro un muro di simpatiche anafore Infarcite di battute ad effetto E colpi di teatro Fatti per essere detti in pubblico Tra il rumore dei bicchieri e qualche rutto che dia ritmo alla serata

O anche (E con questo passo e chiudo) puntare a più amplie platee Discettando di natura a chi vive in città E darsi pose da provinciale universale Essendo trito ed essendo banale Come il pane senza sale Che ti danno in ospedale Per accompagnare la pastina e il merluzzo (E se ti va bene Arriva anche una mela Avvolta in una bustina di plastica Trasparente ma opaca )

Per il resto Le consiglio di seguire il mio laboratorio di poesia Costa pochissimo e le assicura un posto in prima fila Nel nulla della poesia contemporanea Nel quale m’onoro di naufragare Come chi ha di fronte un bicchiere E si sente nel mare

Il che (non) è norMale Signora mia

Acque scarse

27 lunedì Giu 2022

Posted by aitanblog in immagini, versiculos, vita civile

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Aqua, papera, risorse

Storie di papere e di pozzanghere


L’acqua è poca, ma
la papera la spreca.

Poi quando scarseggia
si lamenta che non galleggia.

El agua es poca

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—————————

y el pato no flota

__( ’ )<
—————————
—————————

L’acqua è poca
e la papera non galleggia,
ma continua ad affogare
nei suoi desideri.

( ’ )<
—————————
—————————

…

Salviamo la papera
anche da se stessa.
Risparmiamo l’acqua
anche se ci stressa.

Oppure finirà che
finiremo tutti
come la rana bollita
e la papera lessa
nell’ultimo specchio
d’acqua che ci resta.

Oppure finirà che
finiremo tutti
e finirà per sempre
anche la festa.

Game over!

Cos’è un classico?

25 sabato Giu 2022

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

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Calvino, classici

Tutte cose già dette, ripetute in altro modo. Ma non dobbiamo mai smettere di relazionarci con i classici.

Un classico è un libro che non si esaurisce alla prima lettura. Un libro che continuano a leggere diverse generazioni di lettori, perché parla agli uomini di ogni tempo. Un testo in cui troverai sempre qualcosa di nuovo. Uno scrigno che non finirai mai di scoprire. Una voce che, se saprai ascoltare, continua a parlare anche a te, e ad ogni lettura sentirai nuovo o rinnovato quello che avevi già sentito e risentito.

Versi e prose che si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale; opere che non si finisce mai di scoprire e riscoprire, e pare sempre che sia la prima volta ed ogni volta abbiano altro ancora da dirci; testi che rimandano a testi del passato e preannunciano il futuro; opere piccole o grandiose che sono per chi le legge una miniera inesauribile in cui ritrovare parti di se stessi e del proprio presente, in qualunque epoca o condizione si legga il loro prezioso lascito.

Un classico è una superficie riflettente in cui ti pare di intravedere anche le sagome di chi si è rispecchiato prima di te.

Da un classico trovi sempre qualcosa da saccheggiare o da imparare e una musicalità che è capace di incarnare e trascendere ogni tempo e ogni concetto.

Un classico è un tempio e un motore.

I classici sono occhiali che fanno vedere i ciechi e sentire i sordi.

I classici ci mettono in contatto con noi stessi e con la realtà che ci gira intorno.
Leggendoli ci allontaniamo dal mondo per comprenderlo meglio.

Un classico è un’estensione della nostra immaginazione; una bugia che dice la verità.

(In un certo senso ogni libro è un classico, per un lettore di classici.)

Un classico è un testo fecondo che nutre e feconda anche te che lo leggerai domani. Qualunque sia il supporto che userai per far passare dentro di te quella serie pressoché perfetta di parole.

…



In buona parte, per scrivere questa decina di paragrafetti, ho fatto mie le considerazioni, lette nel secolo scorso, di un classico di Italo Calvino sul perché leggere i classici.
Ma sono andato a memoria. E potrei aver scritto altro.

Da un classico trovi sempre uno specchio per riflettere e reinterpretare te stesso. A volte anche a prescindere da quello che c’era scritto nella versione originale.

TRAuM

24 venerdì Giu 2022

Posted by aitanblog in immagini, inter ludi, musiche, vita civile

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app, sostenibilità

una nuova app

Risparmio, Sostenibilità, Transizione ecologica e nuove tecnologie in salsa italiana.
Realizzata a Napoli una app innovativa ispirata alla tradizione.

Una nuova applicazione per la mobilità sostenibile e il risparmio nell’uso dei trasporti pubblici.

La presentiamo in questo video realizzato con l’aiuto dei nostri sponsor.

Aiutateci a diffonderla tra i vostri contatti.

In sottofondo, un frammento di Work Song, brano di Charles Mingus del 1955.

APPiennete a ‘o TRAM

Ingranaggi

23 giovedì Giu 2022

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bianco, metafisica, reiterazioni

Un racconto bianco, fantascientifico, metafisico e stanco, ma non tanto.
Un racconto brutto, adusto, oscuro e farlocco, ma non troppo.

Le cose andavano di male in peggio.
Decisi di andare su ai piani alti a dirgliene quattro.
Noi laggiù ci sbracciavamo e facevamo del nostro meglio.
Ma era evidente che il problema era di struttura.
Non si poteva andare avanti così.
Sprofondato nella sua stanza bianca, con indosso un camice bianco uguale al mio e del tutto simile al bianco delle pareti della poltrona, del tavolo, delle sedie e dei fogli sparsi sul pavimento bianco bianco bianco, mi disse: “Non si preoccupi, è tutto calcolato”.
“Ma come è tutto calcolato? Qui non funziona niente”, gli dissi.
“Era calcolato anche questo”, aggiunse, senza tradire nemmeno un’ombra di emozione. “La aspettavamo, sapevo che sarebbe venuto”.

Pensai di afferrarlo alla gola e di strangolarlo. Pensai di minacciarlo con un coltello. Pensai di fracassargli una sedia in testa, o almeno di dargli un pugno sulla faccia e prenderlo a calci senza pietà. Immaginai un rivolo rosso di sangue sul suo camice bianco.

Ma forse lui aveva previsto anche questo. Forse era proprio quello che voleva, pensai. Forse era anche lui un ingranaggio di quei calcoli e cercava in me quel cambiamento che lui, da solo, non era in grado di realizzare. O almeno voleva, attraverso un mio gesto, una liberazione dal calcolo, pensai. Qualsiasi tipo di liberazione. Anche a costo della sua propria vita, pensai.

Dopo un attimo di esitazione, mi dissi che non mi sarei mosso di un centimetro. Mi dissi che non gli avrei dato nessuna soddisfazione e lo fissai negli occhi senza fare niente.

Lui si alzò lentamente dalla sua poltrona e si allontanò.
Mentre usciva dalla stanza aggiunse che ora il suo posto era mio.
“Si sieda”, aggiunse e si allontanò a testa bassa.



Poi sei arrivato tu e mi hai detto che le cose andavano di male in peggio e che non funzionava niente.
Io ti ho detto di non preoccuparti e ho aggiunto che era tutto calcolato.
Ora mi stai fissando esterefatto.
Tra un po’ mi dirai che col cavolo che è tutto calcolato. Qui non funziona niente. E io ti dirò che era calcolato anche questo e poi aspetterò la tua reazione.
Tutto continuerà secondo i calcoli e nel pieno rispetto dell’andatura, del passo e della struttura degli ingranaggi.

Tra un sì e un altro sì

17 venerdì Giu 2022

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impegni, mare, montagna, solitudine


Quasi una confessione

Sopraffatto da troppi impegni che si moltiplicano in modo direttamente proporzionale alla mia congenita incapacità di dire no, mi chiedo se sia meglio fermarmi un attimo e pianificare con calma le cose da fare cercando il modo di incastrare le ore e i minuti nel modo più fluido e indolore possibile o se invece non sarebbe meglio scappare via in cerca di una montagna su cui nascondermi al mondo per un mese o due; oppure, mi dico, potrebbe essere ancora più bello se fossero gli altri, tutti gli altri, a scapparsene sulla montagna di cui sopra, mentre io me ne resterei qua, tutto tranquillo, senza nessuno a cui dire sì o dire no, e poi, magari, me ne andrei tutto solo al mare, certo di non imbottigliarmi in una coda di auto e senza più perdermi tra le fila di ombrelloni e l’obbligo di pianificare cosa si fa stasera o rispondere ai quesiti a due uscite di chi ti ha già organizzato la serata e aspetta il tuo sì obbligatorio che di certo non mancherà o, per meglio dire, non mancherebbe, in virtù della congenita (o da tempo immemore acquisita) incapacità di cui dicevo (o, meglio, scrivevo) prima di avviarmi alla conclusione di questo pensiero con una fine improvvisa a causa degli impegni già accumulati che poco ci manca che non mi diano nemmeno il tempo di vagheggiare alternative inesistenti o di mettere un punto alla fine di questo pensiero che mi sono preso la libertà di stendere su questo schermo tra pronuncia di un sì e di un altro sì

La lista dei 100

16 giovedì Giu 2022

Posted by aitanblog in idiomatica, recensioni, vita civile

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bbc, bufale, fake news, libri

All’inseguimento della vecchia bufala.

Gira ormai da una quindicina di anni una lista di 100 libri che sarebbero stati scelti dalla BBC come gli imprescindibili, quelli che non si può fare a meno di leggere. Oggi mi è balzata di nuovo agli occhi.

Su alcune pagine della rete, si aggiunge un commento secondo il quale, in media, ogni individuo adulto avrebbe letto sei di questi cento libri. In altri casi, poi, si chiede anche di mettere uno spunta ai testi letti.
Su qualche testatina online il social-tormentone è introdotto da testi e titoloni enfatici tipo: “La BBC (British Broadcasting Corporation) nota emittente radiotelevisiva britannica, ha stilato una classifica dei 100 libri che andrebbero letti almeno una volta nella vita” oppure “100 libri da leggere prima di morire, la classifica della BBC […] selezionata rigorosamente in ordine di importanza”.

Ma eccovi la famigerata lista a vostro uso e consumo, in modo che la possiate liberamente confrontare con il vostro gusto e la vostra “enciclopedia delle conoscenze personali”.

1 Orgoglio e Pregiudizio – Jane Austen
2 Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien
3 Il Profeta – Kahlil Gibran
4 Harry Potter – JK Rowling
5 Se questo è un uomo – Primo Levi
6 La Bibbia
7 Cime Tempestose – Emily Bronte
8 1984 – George Orwell
9 I Promessi Sposi – Alessandro Manzoni
10 La Divina Commedia – Dante Alighieri
11 Piccole Donne – Louisa M Alcott
12 Lessico Familiare – Natalia Ginzburg
13 Comma 22 – Joseph Heller
14 L’opera completa di Shakespeare
15 Il Giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani
16 Lo Hobbit – JRR Tolkien
17 Il Nome della Rosa – Umberto Eco
18 Il Gattopardo – Tommasi di Lampedusa
19 Il Processo – Franz Kafka
20 Le Affinità Elettive – Goethe
21 Via col Vento – Margaret Mitchell
22 Il Grande Gatsby – F. Scott Fitzgerald
23 Bleak House – Charles Dickens
24 Guerra e Pace – Leo Tolstoy
25 Guida Galattica per Autostoppisti – Douglas Adams
26 Brideshead Revisited – Evelyn Waugh
27 Delitto e Castigo – Fyodor Dostoyevsky
28 Odissea – Omero
29 Alice nel Paese delle Meraviglie – Lewis Carroll
30 L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera
31 Anna Karenina – Leo Tolstoj
32 David Copperfield – Charles Dickens
33 Le Cronache di Narnia – CS Lewis
34 Emma – Jane Austen
35 Cuore – Edmondo de Amicis
36 La Coscienza di Zeno – Italo Svevo
37 Il Cacciatore di Aquiloni – Khaled Hosseini
38 Il Mandolino del Capitano Corelli – Louis De Berniere
39 Memorie di una Geisha – Arthur Golden
40 Winnie the Pooh – AA Milne
41 La Fattoria degli Animali – George Orwell
42 Il Codice da Vinci – Dan Brown
43 Cento Anni di Solitudine – Gabriel Garcia Marquez
44 Il Barone Rampante – Italo Calvino
45 Gli Indifferenti – Alberto Moravia
46 Memorie di Adriano – Marguerite Yourcenar
47 I Malavoglia – Giovanni Verga
48 Il Fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello
49 Il Signore delle Mosche – William Golding
50 Cristo si è fermato ad Eboli – Carlo Levi
51 Vita di Pi – Yann Martel
52 Il Vecchio e il Mare – Ernest Hemingway
53 Don Chisciotte della Mancia – Cervantes
54 I Dolori del Giovane Werther – J. W. Goethe
55 Le Avventure di Pinocchio – Collodi
56 L’ombra del vento – Carlos Ruiz Zafon
57 Siddharta – Hermann Hesse
58 Il mondo nuovo – Aldous Huxley
59 Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon
60 L’Amore ai Tempi del Colera – Gabriel Garcia Marquez
61 Uomini e topi – John Steinbeck
62 Lolita – Vladimir Nabokov
63 Il Commissario Maigret – George Simenon
64 Amabili resti – Alice Sebold
65 Il Conte di Monte Cristo – Alexandre Dumas
66 Sulla Strada – Jack Kerouac
67 La luna e i Falò – Cesare Pavese
68 Il Diario di Bridget Jones – Helen Fielding
69 I figli della mezzanotte – Salman Rushdie
70 Moby Dick – Herman Melville
71 Oliver Twist – Charles Dickens
72 Dracula – Bram Stoker
73 Tre Uomini in Barca – Jerome K. Jerome
74 Notes From A Small Island – Bill Bryson
75 Ulisse – James Joyce
76 I Buddenbroock – Thomas Mann
77 Il buio oltre la siepe – Harper Lee
78 Germinale – Emile Zola
79 La fiera delle vanità – William Makepeace Thackeray
80 Possession – AS Byatt
81 A Christmas Carol – Charles Dickens
82 Il Ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde
83 Il Colore Viola – Alice Walker
84 Quel che resta del giorno – Kazuo Ishiguro
85 Madame Bovary – Gustave Flaubert
86 A Fine Balance – Rohinton Mistry
87 Charlotte’s Web – EB White
88 Il Rosso e il Nero – Stendhal
89 Le Avventure di Sherlock Holmes – Sir Arthur Conan Doyle
90 The Faraway Tree Collection – Enid Blyton
91 Cuore di tenebra – Joseph Conrad
92 Il Piccolo Principe– Antoine De Saint-Exupery
93 The Wasp Factory – Iain Banks
94 Niente di nuovo sul fronte occidentale – Remarque
95 Un Uomo – Oriana Fallaci
96 Il Giovane Holden – Salinger
97 I Tre Moschettieri – Alexandre Dumas
98 Amleto– William Shakespeare
99 La fabbrica di cioccolato – Roald Dahl
100 I Miserabili – Victor Hugo

Personalmente ne ho letti una trentina, qualcuno l’ho cominciato e poi lasciato in sospeso e, in casa, ne ho più della metà. Almeno una sessantina.

In ogni caso, ogni volta che mi è capitato tra le mani questo elenco, ho sentito nell’aria un olezzo di bufala. Fin dal principio ho avuto l’impressione che non fosse un’autentica produzione della BBC ed ho immaginato che, al limite, si potesse trattare di una lista nata lì nella British Broadcasting Corporation, ma modificata e rimaneggiata nei vari passaggi di rete da lettore a lettore.
Peraltro, mi pareva molto strano che la più celebre tra le emittenti televisive inglesi, su 100 testi, avesse inserito ben 17 titoli italiani (e neanche di quelli più noti a livello internazionale); e che tra i romanzi di Dickens avesse preferito Casa desolata a Grandi Speranze, Il Circolo di Pickwick e Tempi Difficili; strano, poi, che mancassero Middlemarch di George Eliot e L’Isola del Tesoro e Dottor Jekyll di Stevenson; inoltre, si parlava di Harry Potter come di un solo libro e si citava una volta l’opera omnia di Shakespeare e poi il solo Amleto (come se il tutto non comprendesse la parte)…

E allora, alla luce di questi ed altri dubbi, ho deciso di attuare un controllo facendo la cosa più facile del mondo.
Ho cercato nella web di lingua inglese la presunta lista e, in un attimo, mi sono imbattuto nel sito (autentico) dei 100 libri della BBC.



La lista c’era. Suddivisa in due pagine web di 50 titoli ciascuna.
Ma effettivamente, come sospettavo, si trattava di un elenco notevolmente differente da quello che gira nel web di lingua italiana.

www.bbc.co.uk/arts/bigread/top100.shtml

Con l’ausilio di Google Lens ho trasformato le due immagini in un elenco testuale simile a quello che ho inserito prima in italiano, per agevolare il confronto tra le due liste (che ho realizzato con l’ausilio di un foglio elettronico).

Risultato: le corrispondenze tra le due liste sono meno di 40.
I testi della lista made in BBC sono quasi tutti appartenenti al panorama letterario inglese, rari anche quelli della letteratura angloamericana.
Ma, soprattutto, a ben leggere, quella lista non è stata redatta da esperti, critici o professoroni di Oxford o Cambridge, è solo il risultato di un sondaggio tra gli spettatori della BBC realizzato nel 2003.

In April 2003 the BBC’s Big Read began the search for the nation’s best-loved novel, and we asked you to nominate your favourite books.

Abbastanza ovvio, allora che manchi tutta la letteratura francese, spagnola e italiana e che non ci siano nemmeno opere che, personalmente, considero fondamentali come Le mille e una notte, i Frammenti di Eraclito, l’Antigone di Sofocle, L’Idiota di Dostoevskij, Casa di Bambola di Ibsen, Finzioni di Borges, tutto Proust (che io, tuttavia, non ho letto), le poesie di Leopardi, il Libro delle Inquietudini di Pessoa, i racconti di Chekov, i romanzi di Verne e quelli di Salgari, il Diario di Anna Frank, le opere di Céline e Celan, La Divina Commedia di Dante Alighieri e Cecità di Saramago. D’altro canto ci sono nella lista farlocca italiana capolavori assoluti che mancano nella lista inglese, come l’Odissea, il Don Chisciotte di Cervantes, Il Processo di Kafka, Moby Dick di Melville e Le Affinità Elettive di Goethe. Ma probabilmente la mancanza più vistosa sarebbe la completa assenza di opere di Shakespeare, se non si facesse attenzione al fatto che, nella lista originale inglese, siamo al cospetto di soli romanzi (così come richiesto dal gioco; il che, a questo punto, giustifica anche l’assenza di una Divina Commedia o di un Paradiso Perduto, tanto per fare un paio di esempi di capolavori della letteratura universale non scritti in forma di romanzo).

Insomma, il gioco è simpatico, ma lascia il tempo che trova se non serve almeno a spronarci a lasciare un po’ da parte questi social per dedicarci alla lettura di uno di questi 100 o di quegli altri 100mila capolavori della letteratura universale che ci aspettano nei nostri scaffali, sulle mensole delle biblioteche e delle librerie o nella memoria digitale del nostro e-reader.

Pare che ogni giorno nel mondo vengano pubblicate tremila novità librarie. E noi non ne leggiamo nemmeno tre in trecento giorni. Pare.

D’altronde, come diceva il Massimo comico napoletano nato dopo Totò:
“Io non leggo mai, non leggo libri, cose… pecché che comincio a leggere mo’ che so’ grande? Che i libri so’ milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? pecché io so’ uno a leggere, là so’ milioni a scrivere, cioè un milione di persone e io uno, mentre ne leggo uno…”
(Citato in Massimo Troisi. Il mondo intero proprio – Pensieri e battute a cura di Marco Giusti, Mondadori, 2004).

Nap-less

14 martedì Giu 2022

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napoli

Considerazioni con 12 note e un video breve

Napoli è un paradiso che puzza di zolfo, fumi, fiamme e sangue liquefatto.

Napoli è un basso (1) nettato, ripulito, lindo e pinto.
A Napule ‘a munnezza se votta ‘a fora e ‘o pulito resta adinto. (2)

Napoli è terra di conquista.
‘A piazza, ‘e palazze, ‘o mare e pure l’aria ca se rispira mmiezz’a via so robba d’o rre e nun so’ cosa mia.

Napoli è desiderio di autodistruzione.
Napoli è chiasso e involuzione.

Napoli è l’odore del mare e delle sfogliatelle.
Napoli è la terra dell’ammore e delle femmine belle.

Napule se crede sfaccimma, (3)
ma e’ cchiù fessa ca bbona.
Napule canta, balla e stona.

Napoli è una carcassa circondata da sciacalli ed avvoltoi
che si ripetono e si moltiplicano dentro e fuori di noi.

Napoli è una pernacchia e un rutto che risuonano dalle viscere del Vesuvio.

Napule è ‘nu vico
addo’ (4) nun vatte ‘o sole,
ma tu ‘o saje
che isse sta là fora
e se fa mille stelle
‘mmiezz’o mare.

Napoli è tutto il bene e tutto il male del mondo.

Napule è ‘na luce ca s’appiccia
e se stuta. (5)
‘O sanghe ‘e Napule se mozzeca, (6)
ma nun se sputa.

Napule sirena,
Napule rigina,
Napule priezza (7)
che luce ‘mmiezz’o mare.

Napule pezza sporca
Napule fetenzia,
Napule munnezza
‘nfracetata int’a lota. (8)

Napule ca s’arrevota. (9)

Napule se chieja (10)
ma nun se spezza.

Napule tremma,
ma nun cade.

Napule se trammea, (11)
ma s’aiza (12) n’ata vota.

(‘Napule è ‘na sirena
crisciute int’a munnezza
e mmiezz’a lota.)

Napule se trascina,
s’accascia e se more.
Ma po’ torna a nascere
e s’arrevota n’ata vota.

Napoli non immagina
cosa potrebbe essere
e nemmeno sa cos’è.

…

Ma questo, amici miei,
di certo non è tutto,
perché tutto non si può dire
e nisciuno ‘o po’ sape’.

…

Nap less
Nap more
Napulammore

…


Video originale realizzato con mie vecchie foto con e senza Vesuvio.
Nella colonna sonora un frammento della voce di Fausta Vetere che canta “Ricciulina” (dall’album della Nuova Compagnia di Canto Popolare “Li sarracini adorano lu sole“, 1974).


12 note linguistiche per non napoletano-parlanti

(1) basso, s.m.: in napoletano “vascio“, è una piccola abitazione di uno o due vani, con accesso diretto sulla strada; tipica dei quartieri più popolari della città.

(2) adinto, avv.: dentro.

(3) sfaccimma, agg.: in questo contesto vuol dire sveglia, furba, scaltra; ma il termine, talvolta scritto e pronunciato anche con la P invece che con la F nella prima sillaba, indica anche lo sperma e viene usato anche come esclamazione: “Che sfaccimma!” (Che caspita!) o in modo denigratorio “‘A sfaccimma d’a gente” (La schifezza della gente”), “Omme ‘e sfaccimma” (Uomo di merda).

(4) addo’, avv.: dove.

(5) stuta: voce verbale, spegne.

(6) mozzeca: voce verbale, mastica, morde.

(7) priezza: s.f., allegria, felicità, gioia, contetezza.

(8) ‘nfracetata int’a lota: infracidita nel fango (lota: s.f., fango, melma, fanghiglia).

(9) s’arrevota: voce verbale, si rivolta, si sconvolge, si ribella, si stravolge.

(10) chieja: voce verbale, piega.

(11) se trammea: voce verbale, barcolla, traballa (come fa un tram).

(12) s’aiza: voce verbale, si alza.

Gli Antonii

13 lunedì Giu 2022

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Antonio, mancanze, tentazioni

tra arte, culto, tradizioni e mancanze

Fernando Martins de Bulhões e Taveira Azevedo nacque a Lisbona, nel 1195, da una famiglia benestante di nobili origini e morì a Padova, il 13 giugno del 1231, nella cella buia di un monastero.
Una parabola dalla ricchezza familiare alla povertà ricercata e voluta che ricalca quella di Francesco d’Assisi.

«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Sostiene Gesù in Matteo 19, 21 (versione Diodati del Nuovo Testamento).

Ma torniamo a Fernando Martins de Bulhões.
Molto probabilmente il suo nome vi dirà poco o niente. Tuttavia, sono certo che vi risulterà più familiare se aggiungo che qui in Italia lo conosciamo come Antonio di Padova (riferendoci alla città dove visse negli ultimi anni 4 o 5 anni della sua vita), mentre in Portogallo lo chiamano António de Lisboa, rimarcando la sua origine lusitana.
Insomma, stiamo parlando di uno dei santi più popolari del calendario cristiano cattolico, già canonizzato 11 mesi dopo la sua morte.

Fernando, aveva cambiato nome nel 1220 per sottolineare il netto mutamento di rotta dalla vita mondana a quella monastica.
Scelse di chiamarsi come il santo eremita, il monaco egiziano copto sant’Antonio Abate, ricordato anche come sant’Antonio il Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del Fuoco, sant’Antonio del Deserto e sant’Antonio l’Anacoreta.
Quello delle tentazioni e dell’herpes zoster (cfr. “Requiem“, il romanzo più portoghese di Antonio Tabucchi); il santo che come il Cristo aveva affrontato nel deserto il fuoco di fila delle tentazioni del diavolo, facendo scatenare l’immaginazione di tanta arte pittorica occidentale.

Guglielmetto Fantini, “Le tentazioni di Sant’Antonio”, 1440-50 (Pecetto, Torino, Chiesa di San Sebastiano)
Hieronymus Bosch, dettaglio dal “Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio”, 1501 circa (Lisbona, Museu Nacional de Arte Antica).
Giovanni Battista Tiepolo, “Le tentazioni di Sant’Antonio Abate”, 1724–1725 (Milano, Pinacoteca di Brera).
Diego Morelli (Napoli 1823-1901), “Le tentazioni di Sant’Antonio”, 1878 (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea).
Salvador Dalì, “La tentazione di Sant’Antonio”, 1946 (Bruxelles, Musée des Beaux-Arts)

Ma torniamo per un momento al nostro santo portoghese, protettore dei viaggiatori, ma anche fonte di ausilio per trovare ciò che abbiamo perso o non abbiamo mai avuto:

“Sant’Antonio dalla barba bianca, fammi trovare quello che mi manca”.

A proposito di miracoli e mancanze, i frati della basilica di Padova riportano la storia di una signora sudamericana che, indispettita con il santo che non faceva trovare un marito alla figlia, gettò dalla finestra la statuetta di Sant’Antonio. Ma, miracolo, la statuettà colpì un passante che, di lì a poco, sarebbe diventato suo genero.



Va be’, tanti auguri a tutti gli Antoni, le Antonie, le Antonelle, le Antoniette e derivati.
E che ognuno possa trovare quello che gli manca (anche Sant’Antonio la sua barca bianca – che, immagino, non abbia mai avuto, morto come fu a soli 36 anni, densi di viaggi, prodigi e cambiamenti).

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