Dov’erano i fascisti? Dove sono i berlusconiani, i socialisti e i renziani? Dove saranno i meloniani, gli sfascisti e i leghisti di domani?
Ogni trono ha una gamba lesionata, ogni corona è pronta a scivolare dalla testa tronfia del monarca di turno o a capitombolare con la testa mozza, ogni scettro è in bilico, in equilibrio precario, pronto a cadere giù come uno zimbello qualsiasi, come un birillo colpito da una palla di ferro; e caduto uno ne cade anche un altro e un altro e un altro, in un tragicomico go-down che sono tutti pronti ad applaudire, anche quelli che non hanno toccato palla. Dopo lo avevano visto tutti che il re era nudo, anche quelli che lo lodavano per la bellezza delle vestimenta e dei mantelli. Dopo nessuno era stato fascista e nessuno democristiano.
1. Fare di tutto per farsi eleggere in un qualunque partito di qualunque coalizione dichiarata vincente (promesse elettorali, discredito dell’avversario, clientele, plagi di progetti e idee altrui, mazzette e intimidazioni).
2. Sgomitare per conquistare spazi nell’amministrazione della cosa pubblica (sgambetti, scambi, ricatti; eventualmente ricorso ai pezzi da novanta della politica, dell’imprenditoria e delle mafie locali e nazionali).
3. Giunti alla poltrona, poltrire, lasciando che le cose vadano come vanno con la testa conficcata nella terra come uno struzzo.
4. Di tanto in tanto tirare fuori la testa e accusare qualcuno o qualcosa (i tecnici, i compagni di partito, l’opposizione, Giove pluvio che ha fatto piovere sulla città cementificata e le caditoie otturate, la peste bubbonica, le norme europee, le norme dello Stato centrale, le norme regionali, i regolamenti di condominio).
5. Alzare la voce per non perdere consenso e per deviare l’attenzione dalle responsabilità derivanti dalla propria inoperosità e dai propri intrallazzi personali.
6. Sollevare un polverone.
7. Tra la polvere fare i propri interessi.
8. Nascondere ogni traccia degli intrallazzi compiuti, anche minacciando ritorsioni contro gli prova a denunciare le proprie malefatte e il malaffare che ci gira intorno.
9. Mettere di nuovo la testa sotto terra in attesa dell’insorgere del prossimo interesse personale.
10. Tornare al punto 4 e ripetere lo stesso schema fino all’annuncio delle prossime elezioni locali (vedi punto 1).
E così passano decenni e decenni di occupazione inutile e dannosa di pubbliche poltrone ricoperte sempre dalle stesse facce da culo.
Giorno per giorno, munnezza su munnezza, cemento su cemento, lacrima per lacrima, sangue su sangue.
Quanti folgorati sulla via di Damasco Quanti cavalieri senza scudo e senza casco Quanti camaleonti all’assalto del carro Quanti sciacalli che non vi dico e non vi narro Quanti progetti privati e quanti interessi Quante promesse a ‘mmare e quanti compromessi Quante minacce amare e quanti decessi Quanti sudditi e quanti appalti concessi Quanti aneddoti quanti eserciti e quante puttane ambosessi Quante belle doti in cerca di voti di soldi e di permessi Quanti volti nuovi che sono sempre gli stessi Quanti cementificatori verdi vengono fuori ogni giorno dalle fogne e dai recessi Quante pacche sulle spalle quanti convivi e congressi Quante rotture di palle morti redivivi e consessi
Quante belle esperienze quante speranze e quanti doni
Quante diffidenze quante delusioni e quanti abbandoni
Ahi, se i politici di professione fossero tutti i giorni in ascolto della cittadinanza come alla vigilia di un’elezione! Ahi, se i politici di professione fossero davvero al servizio della città e della popolazione! Ahi, se i politici di professione vivessero il loro mandato come un servizio e non come una professione…
Potrei farne a meno, potrei sicuramente farne a meno e dedicare in altro modo la mia energia e il tempo che ho a disposizione.
Un buon padre e un padre buono insegna al figlio a camminare, ma non gli indica la strada che deve fare.
Un vero maestro e un maestro vero mi aiutarono a sapere e a fare quello che dovevo sapere e fare. Ed ogni cosa fecero e facevano perché sapessi fare a meno di loro e buttarmi da solo nella mischia ed avanzare.*
Un buon politico ed un politico buono (se mai ve me fosse uno) non distribuisce pesci e pane** ma canne da pesca e strumenti per panificare.
* Dopo di allora, se passai di nuovo per le loro stanze, fu solo per salutare e restituire un po’ dell’affetto che avevo preso e reso sotto altre forme e in altri luoghi in cui formarmi e altrui formare.