unici, irretiti e catalogabili
Gli algoritmi e i loro manovratori hanno bisogno di incasellarmi in categorie che rispondano alle esigenze del Dio Mercato, motore e fine di tutte le cose, visibili e invisibili, ma sempre appetibili ed acquistabili a prezzi più o meno vantaggiosi.
Desiderano sapere chi sono, cosa compro e, soprattutto, cosa potrei comprare. Mi vogliono inserire in una loro lista di potenziali clienti; mi vogliono vendere al miglior offerente; mi vogliono spolpare e mi vogliono fidelizzare; mi vogliono convincere e mi vogliono sfruttare.
Ok. Provo a dare una mano.
Credo di essere un boomer un po’ narcisista e tendenzialmente anarchico; ma non credo di essere solo questo.
Voglio dire, se anche funzionassero queste categorizzazioni, l’identità è una questione complessa. Un tale intreccio di categorie, spinte interiori, ragioni, motivazioni e istinti da renderci sempre e comunque unici. Anche come compratori, probabilmente.
Insomma, dicevo, sono un boomer, sì, e sono pure un poco narcisista; ma sono anche un italiano, un meridionale, un bianco alquanto abbronzato e tendenzialmente anarchico. Sono un agnostico convinto ma non troppo; sono un napoletano di provincia; un lettore e un ascoltatore avido e onnivoro. Qualche volta sono timido, qualche volta sembro estroverso; ma non inganno nessuno. Quando mi sciolgo, sono chiacchierone, ma, in certi contesti, appaio silenzioso, quasi muto. Sono precocemente calvo e tendente ad ingrassare; miope fin dall’adolescenza; piuttosto egocentrico, ma pronto all’ascolto; sono un sognatore che si sveglia spesso, ma poi cade di nuovo addormentato. Sono orientativamente eterosessuale e sono anche un insegnante e un alunno autodidatta; un padre contento di esserlo e di farlo; un musicomane, un blogger, un disegnatore; un pacifista aggressivo; snob con gli snob e intollerante con gli intolleranti. Sono un’ispanista che guarda anche al di fuori dal mondo iberico; sono un umanista innamorato della logica e della matematica applicata. Sono stato educato al cattolicesimo, ma mio padre era un liberale e mia madre una cristiana convinta e conseguente. Sono pure un animatore digitale e uno scettico utente delle nuove tecnologie, e sono irrimediabilmente curioso di ogni innovazione. Sono interessatissimo alle tue cos(c)e e sono sfuggente; sono una foto fuori fuoco; uno che passa buona parte del suo tempo a scrivere, a cancellare e a riscrivere; un vecchio pagliaccio sono…
Forse queste sono tutte categorie che mi descrivono, ma nessuna di queste sono io. E anche tutte insieme non sono certo sufficienti a dare un’immagine di me.
Chiunque mi volesse ridurre a una sola di queste caselle mi farebbe una insopportabile violenza.
Al di là di ogni facile categorizzazione, l’identità è una questione complessa, complicatissima, intricata. Le variabili sono tante, pressoché infinite. E questo fa di ognuno di noi un pezzo unico e irripetibile.
Eppure siamo anche pesci che abboccano all’amo a stormi e a branchi, come topini da laboratorio che ad ogni stimolo mettono la testolina fuori dalla tana e danno tutti la stessa risposta; tipo quando vai su un social e ti inserisci in modo più o meno consapevole nel trend in cui ognuno sta parlando della stessa cosa. A volte fuori sincrono e a volte in coro. Ma siamo comunque molto prevedibili, a quanto pare. E all’algoritmo questo basta.
E avanza, l’algoritmo. Ogni giorno più intelligente e coinvolgente. Mentre fuori il mondo come lo conoscevamo noi si sgrana e si sfalda. Diventa un’altra cosa. Ma noi neanche ce ne accorgiamo, perché ormai siamo tutti fuori dal mondo, laddove ci portano l’algoritmo governato dal Dio Mercato.
(E siamo anche convinti che sia dappertutto così, mentre esiste anche un altrove inquadrato poco o niente dai nostri telefonini, ma ugualmente dalle nostre vite reali e virtuali condizionato.)