Postcards from Sumela
29 giovedì Gen 2009
Posted da lontano, immagini
in29 giovedì Gen 2009
Posted da lontano, immagini
in25 domenica Gen 2009
Posted da lontano, idiomatica, vita civile
inSümela, Trabzon/Trebisonda
Note sparse dall’Est
Poi forse un giorno vi racconterò della mia Turchia (ovvero della Turchia secondo Gaetano). Per ora, mentre canta per la quarta volta il muezzin e io non so assolutamente se c’è pace nei cieli e sulla terra di Gaza, vi dico solo che sono appena tornato da Sumela, un posto bellissimo nei pressi di Trabzon, la storica città della Turchia Orientale che fino all’altroieri chiamavo anch’io Trebisonda.
Si percorrono una quarantina di minuti di autobus e un’oretta di cammino a piedi per raggiungere un monastero ortodosso arroccato su una montagna assolata in mezzo a vette piene di ghiaccio e neve; si arriva col fiatone a 1300 metri di altezza, inoltrandosi nella boscaglia lungo un sentiero sinuoso e scosceso e, improvvisamente, si scorge tra i rami questa costruzione imponente che sembra venire fuori direttamente dalla pietra della montagna; e ti chiedi come fecero a costruirla là sopra, inerpicata sulla roccia, più di 1600 anni fa, alla fine del IV secolo dopo Cristo. Un miracolo umano in mezzo a una una natura miracolosa assai.
Purtroppo, è possibile visitare solo una piccola parte delle secolari stratificazioni che costituiscono l’edificio. Appena si entra, si assiste allo spettacolo architettonico di un insieme di costruzioni che dall’alto fanno un classico Presepe Effekt e da vicino rivelano meravigliosi affreschi e decine di finestre con scorci mozzafiato che inquadrano il cielo e la fitta vegetazione della montagna. C’è da restare incantati. E ti pare di perdere la trebisonda, grazie a dio. Non importa che sei e resti agnostico. Perché è sicuro che, come canta il muezzin: Lā ilāh illā Allāh, e come dico io, se c’è, se v’è, se ci fosse, non v’è dio se non Iddio. Insomma, se proprio vogliamo onorarlo, meglio su queste montagne che sui campi di battaglia.
Hayya ‘alā l-falāh (questa si ripete due volte e vuol dire: Orsù, alla salvezza.)
20 martedì Gen 2009
Posted da lontano, recensioni, romantico
inTra qualche ora parto. Domani pomeriggio sarò a Trebisonda (parece mentira) e da lì a Giresun. Sono ancora affaccendato negli ultimi preparativi, ma prima di chiudere le valigie volevo diffondere tra i lettori di questo blog ancora ignari una notizia che mi ha fatto molto piacere: su Blog & Nuvole è stato pubblicato il fumetto che Eugenia Monti ha illustrato a partire dal mio XX frammento della serie languida di codesta bitácora.
Sfogliatevelo e fatemi sapere.
Secondo me Eugenia ha fatto un lavoro magistrale. Prima di vedere le sue tavole, pensavo fosse irrisolvibile la resa grafica del mio XX frammento; temevo, insomma, che quelli di Blog & Nuvole avessero fatto malissimo a selezionare quel testo. Ma il lavoro di EM mi ha fatto ricredere.
Eugenia è brava, sensibile ed anche tosta. Mica sono tutte romanticherie le sue illustrazioni e mica per niente sto contraddicendo una regola che mi sono imposto fin dalla creazione di questo blog: quella di utilizzare, qua dentro, solo immagini di mio pugno (perché forse non lo sapete, ma questo è uno spazio assolutamente autarchico e collettivo).
E ora, sentite a ‘mme, andatevi a vedere qualche altra illustrazione di EM su myspace. Ne vale la pena.
Io ammiro molto il tratto acido delle sue chine e degli acquerelli e trovo adorabile la vena surreale che percorre alcuni suoi disegni. E poi sono felicissimo di averla incontrata. Volevo farvelo sapere e sarei contento se lo venisse a sapere lei.
Vabbuo’, mo’ vado a chiudere la valigia che, tra una cosa e l’altra, si è fatto tardi.
18 domenica Gen 2009
Posted texticulos, vita civile
in
Ho appena passato in rassegna l’intera scatola dei medicinali di casa. E’ un rito che si ripete ad ogni malessere, soprattutto notturno. Apro l’armadietto trascinandomi nel bagno barcollante come uno zombie, metto la scatola per terra, mi siedo sul water e analizzo con cura scatole e foglietti illustrativi dei variopinti medicamenti del mio box sanitario. Dopo aver gettato via qualche pillola scaduta (ce ne è sempre qualcuna, come un segno tagliente dell’inesorabile scorrere del tempo), metto da parte amoxicillina ed altri antibiotici di tipo aggressivo (li prenderò quando mi sentirò in punto di morte. In genere, un paio d’ore dopo), e comincio a cospargermi di balsami, liquidi, unguenti ed ogni altro preparato ad uso esterno. Mi rivesto torace e collo di vicks vaporub, inondo il naso di vicks-synex e imbottisco le orecchie di cerusilene. In questo frangente, puntualmente, mi sento tutto appiccicoso e mi lavo di acqua tiepida. Per un po’ mi sento meglio. Se non altro gratificato dai massaggi e dalla mezz’ora di auto-cura.
Anche stanotte va così, speriamo che duri.
Sotto di me, un pavimento di marmo spesso; intorno, quattro mura e sulla testa un soffitto su cui non cadranno mai bombe o schegge impazzite.
14 mercoledì Gen 2009
Posted immagini, inter ludi
in11 domenica Gen 2009
Posted recensioni, versiculos, vita civile
in
(ancora una Domenica delle Salme
dedicated and inspired by FdA)
milano piena di neve,
in centinaia partono
pensando sia possibile
tirarsela per il naso
figlio figlio povero figlio
eri bello bianco e vermiglio
quale intruglio ti ha perduto nel naviglio
sono giorni che piove
e piove ininterrottamente
su di noi che continuiamo
a scambiarci scemenze
sopra noi stessi e
su altre cose da niente,
mentre su Gaza scrosciano
bombe,
bombe,
bombe su bombe
come potrò
dire a mia madre
che ho paura?
occhio per occhio
dente per-dente
ognun’impone
la sua ragione
lungo la china
d’una giornata
insaguinata
orba e sdendata
e intanto
senza pausa e senza sosta
da palermo ad aosta
bombe, bombe,
bombe di sostanze
masticate
inalate e iniettate
nelle vene
(ho licenziato dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell’anima e nel cuore)
bombe,
bombe su bombe
sopra
vecchi
giovani
e bambini
che ora io piango
e piango
piango
piango di lui ciò che mi è tolto,
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora,
che vedo spegnersi ora per ora.
una lacrima
schizza
dall’occhio
allo specchio
specchio,
occhio,
malocchio,
occhio
per
occhio
dente
perdente,
grondano bombe
nella mia casa
sopra la città distrutta
e sulla terra tutta,
ma dentro di me cresce
veemente la sensazione
che veramente ce ne freghi
poco, poco poco, punto o niente
anche perché,
più mi guardo dentro
(e intorno),
e più ragiono
(e penso)
che continuiamo
a essere così coglioni
da non capire che non ci sono poteri buoni
e mi chiedo se capiremo mai
che il potere e la giustizia
sono inconciliabili e incompatibili
come le fragole e la liquirizia
come la malizia e la pudicizia
come l’interesse e l’amicizia
come tua sorella e la zia Patrizia
che se ne frega di Gaza
e continua a bere il suo caffè,
corretto
(ah, che crema d’arabia
ch’è chisto café
sule a napule ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà!)
la bomba è già caduta,
marcondiro’ndero
la bomba è già caduta,
chi la prenderà?
la prenderemo tutti,
marcondiro’ndera
siam belli o siamo brutti,
marcondiro’ndà.
06 martedì Gen 2009
Posted romantico
inMuito Romântico
Tirata tardo-adolescenziale di nuovo anno (6 gennaio 1995)
Poi tornerà lei a ridare luce a questo buio e illuminare di senso ogni oggetto di questa stanza. Poi tornerà lei e tutto sarà diverso, anche la polvere. La sedia su cui siedi ogni giorno sarà un trono nei giardini dell’Alhambra e le pareti alberi infiniti sotto il cielo della stanza. […] La sua voce risuonerà tra i tronchi e le pareti del tuo cervello riempiendo ogni vuoto per una lunga sequenza di attimi senza fine (anche se avrai nel cuore il terrore di un epilogo imminente, sprofondato nella stracca monotonia del quotidiano dove tutto è uguale – “me da lo mismo” – e sopravvivi indifferente come in un paradiso di castrati in cui il più perfetto dei cori canta una nota sola: serafini dal futuro riflesso nello stagno di un presente immobile e privo di ogni traccia di vita vissuta (di vita, di vita, di vita!)). […] Il suo incedere tornerà a dare un ritmo ai giorni tuoi, se tu vorrai e lei verrà. […]
E non sarà mai troppo tardi, anche se vorresti fosse ora, ora, ora che non puoi aspettare neanche un attimo di più.
03 sabato Gen 2009
Posted versiculos
in
Urgenza di vita. Cambiamento.
Immersione nel flusso.
Afferrarla a morsi fino a ingozzarsi di vita, la vita.
Più sole. Più luce. Mehr Licht.
Più carne. Più sangue. Più anima.
Eroici et erotici furori.
Gioia ed ansia di vivere.
Urgenza infinita.
Urgenza di vita. Di vita. Di vita.
Succhiare il senso delle cose fino a stringere i denti sul nocciolo.
Attraversare gli oceani per conoscere e conoscersi.
Galleggiare in superficie incantati delle profondità che non si potranno sondare.
Annullarsi nel desiderio. Seguire il dovere di ogni impulso. Assecondarsi. Lasciarsi andare.
Vagare senza mete, senza mente e senza mentire (mente chi è schiavo o chi ha paura di farsi liberare).
Cambiare i parati alle pareti.
Tenere aperte le porte
e l’immaginazione spalancata.
Attraversare le contraddizioni senza paura di farsi male
(ma facendo massima attenzione a non fare del male a chi ci attraversa la strada).
Errare, errare, errare come i cavalieri erranti alla ricerca del senso,
sperimentare, provare nuove esperienze,
interessarsi al processo
più che alla meta,
navigare senza rotta
e senza dare retta
a chi ci mette fretta
e finge d’aver capito,
navigare
navigare
navegar è preciso
viver não è preciso
(o forse no),
navigare
navigare
sapendo che il mare
è di chi lo sa amare.
[Peccato solo che
sono anni e anni
che ripeto
con poche variazioni
i medesimi
New Year’s Requirements
e intorno a me
detonano sempre
le stesse bombe
che rimbombano
nei medesimi vuoti.
A perdere.]
……….
…..
…
..
.