Ieri, all’apertura della terza edizione del Mediterraneo Reading Festival, ho avuto l’occasione di fare una piacevole chiacchierata con Angelo Petrella sul suo settimo romanzo, “Fragile è la notte”, un “noir” niro niro comm’a che ambientato tra Posillipo, Pozzuoli e Giugliano.(1)
Abbiamo parlato dei forti legami della sua scrittura con la musica e con il cinema.(2)
Abbiamo chiacchierato di Napoli, delle sue contraddizioni; di come questa sia la città perfetta… per i bastardi; della contiguità spaziale ed esistenziale tra la Napoli alta e la Napoli bassa; del degrado della sua periferia, della desolazione di Lago Patria e degli squarci postmoderni di locali di lusso immersi in zone sospese tra il nulla e la disperazione.
Abbiamo discettato di whiskey, sigarette e autodistruzione.(3)
Abbiamo riflettuto sulla pervasività della nostalgia nelle nostre vite, delle occasioni perdute, dei fiori non colti…
Abbiamo parlato del Napoli e delle sue campagne acquisti.
Di come un romanzo possa nascere di getto, in un’estate torrida con uno scrittore allettato e abbattuto dagli eventi.
Di scritture contundenti come un pacchero che ti solleva dalla sedia.
Di come un investigatore, al pari di uno scrittore, cerchi un filo per dipanare, la matassa, il garbuglio, lo gliommero per cercare la luce nel buio e l’ordine nel caos.
Abbiamo riflettuto sull’epigrafe del romanzo. Una citazione di un brano di Hemingway che dice che “Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso”.
E io me ne sono andato con l’idea che Napoli è un posto bellissimo per cui vale assolutamente la pena lottare. Soprattutto in un periodo niro niro comm’a chisto.
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1. Se si osserva una mappa della città si può notare una contiguità geografica tra zone che si susseguono senza soluzione di continuità: Bagnoli (luogo di nascita del protagonista del romanzo), Posillipo, Pozzuoli, Lago Patria.
(Solo una sortita in un resort di Arezzo interrompe questa ambientazione tutta napoletana del romanzo. Ma in questo resort l’ispettore Carbone si imbatte in un cameriere che, guarda un po’, è di… Frattamaggiore).
2. Il Mediterraneo Reading Festival è un Festival di musiche e parole che parte dalla provincia a nord di Napoli per affacciarsi sul Mediterraneo e sul mondo. E tra le parole dei libri di Angelo la musica non manca mai.
La senti risuonare tra i vicoli di Napoli, nei bassi, nei bar, nelle auto. Ogni tanto, tra un capitolo e l’altro delle sue narrazioni, appaiono perfino comparsate di cantanti, come in “La città perfetta”, un bellissimo romanzo di una decina di anni fa dove in una discoteca (la Mela di Via dei Mille) si incontra Edoardo Bennato un po’ sfatto, e a Siena, durante una rapina in una banca, c’è un siparietto di Gianna Nannini e uno di Mario Merola su un treno. Nello stesso romanzo, a lato del testo, appaiono citazioni di brani degli Almamegretta, dei Bisca, dei 99Posse, dei 24 Grana, degli A67, di Speaker Cenzou, insomma mezzo panorama dub, rap e hiphop apparso a Napoli a partire dagli anni’80.
È come se Angelo scegliesse in modo più o meno inconsapevole la colonna sonora di future versioni filmiche dei suoi romanzi. E, come si addice a un romanzo giallo/noir/hardboiled, la colonna sonora di questo suo ultimo lavoro è il jazz, “the sound of surprise”. In sottofondo risuonano le note di Chet Baker, Don Cherry, Jaco Pastoriuos, Charlie Parker, John Coltrane… Sembrano quasi i numi tutelari del romanzo, un paradiso di musicisti, tutti morti, che proteggono Denis Carbone (che, peraltro, pur essendo un personaggio negativo, torbido e piuttosto disonesto, ci diventa pagina per pagina più simpatico anche per la buona musica che ascolta).
3. I personaggi di Angelo sono molto caratterizzati dai loro consumi e sappiamo sempre come amano rovinarsi il fegato.
In “Fragile è la Notte”, Denis Carbone beve Macallan e fuma Rothmans, in “La città perfetta” Sanguetta fumava Merit e beveva J&B, il Chimicone e la sua banda fumavano Camel e il poliziotto conosciuto come l’americano sniffava coca senza posa…