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((( aitanblog )))

~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi tag: vita civile

Onorevoli e onorati

07 martedì Giu 2016

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

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Tag

onore, versiculos, vita civile

Onore agli uomini
che raccolgono
le carte da terra
quando
intorno a loro
non c’è nessuno
che li vede
li veda
o li possa
vedere

E onorati
ancor più
se non l’avevano
né l’avrebbero mai
buttata loro
quella carta.

(Il condizionale
è incerto,
ma corretto;
l’onoratezza
poco certa,
ma sicura.)

 

Cibobio, ommioddio!

11 lunedì Apr 2016

Posted by aitanblog in riflessioni, versiculos, vita civile

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Tag

bio, cibo, ironia, mode, naturale, versiculos, vita civile

La farina 00
Lo zucchero raffinato
Il lievito in polvere
Il latte scremato
Il sale iperiodato
Tutta robaccia bianca
che sembra immacolata
e che non va più toccata

L’olio di palma
Deh
l’olio di palma

La carne con gli estrogeni
Il burro centrifugato
Le olive spremute a caldo
I popcorn e le patatine
Le bibite alcoliche
e quelle frizzantine

Le caramelle
La cioccolata al latte
Le merendine imbustate
I biscotti
Le bevande succose
e tutte le dolcezze
zuccherose
che fanno impazzire
i piccini
i padri
e i padri dei padri dei piccini

I cereali non integrali
I vegetali coltivati
con metodi non naturali
e i derivati degli animali
allevati in batteria

Mamma mia
Mamma mia

Tutta roba
che non esisteva
ne Medioevo
Quando
la gente
campava
trent’anni
se non crepava
prima
appena nata
da poco arrivata
o ancora bambina

Burattinai della finanza e piccoli pinocchi appesi all’albero

21 giovedì Gen 2016

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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Tag

economia, finanza, imprese, pescecani, vita civile

Il fatto che sembri che sia così facile per i soliti pescecani fare speculazioni finanziarie in borsa che possono far crollare titoli, imprese, banche e perfino governi mi conferma nell’idea che per loro, per questi occulti burattinai della finanza, i piccoli azionisti non sono altro che utili cretini da accalappiare col sogno pinocchiesco del denaro che germoglia dall’albero e che, da un giorno all’altro, trasformerà anche te da pesciolino a pescecane. Salvo poi trovarsi a penzolare dall’albero con la corda al collo in attesa di una fata turchina o di un aiuto governativo che non ti restituirà mai tutto quello che hai buttato nel pozzo del sogno.

________________________________

Altro su economia sperequativa, banche e finanza l’ho raccolto negli anni qui:
http://aitan.tumblr.com/tagged/finanza

Nell’ora della digestione

17 domenica Gen 2016

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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Tag

cambiamento, economia, galeano, storia, vita civile

Considerazioni internazionali nell’ora della digestione, dopo aver mangiato un hamburger cinese e peperoni della terra dei fuochi ascoltando un tiggì pieno di schermaglie occidentali e pseudoscontri di inciviltà.

Dopo lo scandalo Volkswagen, lo scandalo Renault. Ma se ne è parlato molto meno. I primi della classe tedeschi, sempre così precisi e pieni della loro ostentata etica protestante ed ecologista, sono più antipatici.
I risultati, però, sono gli stessi: i fabbricanti di automobili ci inquinano e ci prendono per il culo. Una volta si sarebbe parlato della spietatezza del capitalismo che ci inganna e fa delle nostre vite carne da macello. E si sarebbe colpito nel segno, una volta. Oggi si preferisce fare le guerre etniche e dare la colpa al vicino o a chi viene da lontano.
Intanto il prezzo del petrolio è sceso dai 100 ai 30 euro al barile (anche se al distributore s’è risparmiato solo qualche centesimo di euro).
Le auto, soprattutto le auto alimentate con benzina e gasolio, hanno fatto il loro tempo e il petrolio perde ogni giorno la sua centralità nell’economia mondiale. Ma facciamo come se niente fosse e fingiamo che il mondo sia ancora quello che era. Per resistere a un cambiamento che è ormai nelle cose, a Occidente le fabbriche si fanno la guerra a colpi di disonestà a carico dei clienti e dei pedoni privi di mascherina, a Oriente sia sunniti e sciiti che sunniti e sunniti si fanno la guerra per il potere e per il petrolio, mentre la povera gente continua a impoverirsi o fugge dalle distruzioni e dai conflitti. Noi, però, guardiamo dall’altra parte e preferiamo parlare di popoli ostili e scontri di religione e di civiltà e, parlando parlando e straparlando, alimentiamo l’odio e lo scontro; lo rendiamo reale.
Non ce ne accorgiamo, o fingiamo di non accorgercene, che è tutto questo modello di civiltà fondato sulla finanza e sull’oro nero che sta crollando. Meglio rispondere fondamentalisticamente al fondamentalismo imperante e continuare a scorrazzare con le nostre auto (quando non siamo fermi a imprecare contro il traffico) e a ballare in salotti riscaldati a gas o a petrolio, mentre il Titanic del capitalismo affonda. Perfino in Cina. E così la sentiamo più vicina, la Cina.

Non ho soluzioni. Ma molti segni mi dicono che solo tante persone che una alla volta cambiano il proprio modello di vita possono cambiare il mondo. Con scelte consapevoli e capacità di dialogo. Tante persone libere, capaci di muoversi senza frontiere e lasciandosi contaminare dalle cose buone giuste e belle delle culture altrui. Persone capaci di contagiare positivamente altre persone e di andare a piedi verso un mondo nuovo. Lo so che sembra ingenuo e fottutamente ottimistico parlare di mondo nuovo dall’epicentro della crisi, ma mi sembra anche più ingenuo ed esiziale l’atteggiamento di chi legge tutto nell’ottica delle guerre tra i buoni e i cattivi e arrivano_i_nostri e sia_maledetto_l’infedele_e_la_quinta_colonna_che_lo_difende.

Dopo lo scandalo Renault, lo scandalo Volkswagen, poi magari toccherà alla Fiat Chrysler o alla Rover inglese. Ma non è questo il punto. Si tratta di vedere oltre le fabbrichette e il petrolio che le alimenta. Secondo me.

“Mucha gente pequeña, en lugares pequeños, haciendo cosas pequeñas, puede cambiar el mundo” ha scritto da qualche parte Eduardo Galeano con la forza incisiva della sua capacità di sintesi.

(Ok, ora prendo la mia auto a benzina e vado a passare la santa domenica in un centro commerciale che sta ad Afragola, ma potrebbe stare uguale in Alabama, ad Ankara o in Angola. Sperando che a nessuno venga in mente di lasciarsi scoppiare tra la folla e che un rom, un sinti o un tossico di paese non mi scassi il finestrino in cerca di pane, di telefonini o di monete.)

Dubito, forte sum (dove “forte” vuol dire forse, probabilmente)

05 martedì Gen 2016

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

≈ 8 commenti

Tag

versiculos, vita civile

Ho una tremenda paura delle persone che non hanno dubbi
Di qualunque religione, razza o credenza esse siano
È tra loro che allignano i terroristi
E quelli che il terrorismo alimentano
Spargendo odio sotto forma di granitiche certezze

Ho una tremenda paura delle persone che non hanno dubbi e dei pensieri che non lasciano spazio a discussioni

Per questo dubito anche della giustezza di questo mio pensiero
Ma mi resta la paura insieme al forse (forte).

Vale, tuttavia, il principio
Che nelle pratiche di vita quotidiana
Bisogna essere sì problematici
Ma non tanto da rimanere immobili
E di fronte a una scelta
A un dato momento
Si debba comunque decidere
Di imboccare una strada
E percorrerla fino al prossimo bivio
Di fronte al quale
Dopo aver vagliato i nostri dubbi e incertezze
Bisognerà di nuovo scegliere
Il sentiero di sinistra o di destra
Non dimenticando che esiste sempre
Anche una terza opzione alle nostre spalle
E innumerevoli possibilità di farsi strada di lato
Tracciando sentieri coi propri passi
Lungo cammini non ancora percorsi

Il che rende le nostre strade potenzialmente infinite
Quand’anche davanti a noi
Si prospettassero sempre e solo bivi
E non anche trivi, quadrivi,
Crocicchi infernali
E paradisiache distese

D’altro canto,
Ad ogni buon conto
E in ogni situazione,
È meglio essere
Dilaniato dai dubbi
Che impietrito
Dalle certezze.

___________________________________

Dedico queste parole a tutte le persone piene di se, senza accento né saccenza (o sarebbe più corretto dire “saccenteria” nonostante la larga diffusione in internet della “saccenza” e sui vocabolari della “saccenteria”? Va be’, lascio “saccenza”, che mi suona meglio in questa frase. Credo dipenda dal gusto della rima più che da quanto affermavo prima, a proposito della diffusione popolare nell’ambito amplio della comunicazione virtuale.)

Un Papà Noel palestino-olandese del XVII secolo

25 venerdì Dic 2015

Posted by aitanblog in immagini, recensioni, vita civile

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egitto, immagini, vita civile

Rembrandt, Fuga in Egitto e buon Natale

Ieri si è concluso il mio progetto dedicato alla “Fuga in Egitto” nell’arte e nella realtà dei profughi di ogni tempo e religione, ma gli auguri di Buon Natale di oggi ve li ho voluti fare sfruttando una delle tante immagini che mi sono avanzate.

È un’acquaforte del grande Rembrandt (1606-1669) con un bizzarro Giuseppe che trascina il classico ciuchino con un abbigliamento che sembra quello di un Babbo Natale ante litteram.

A questa immagine involontariamente natalizia affido i miei migliori auguri di giustizia, bellezza e pace in terra; e rivolgo questi auguri a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà e buone azioni. Agli altri non dico niente.


P.s. Visto che siamo nel pieno delle feste, vi mando un link a tutto il mio piccolo progetto dedicato alla “Fuga in Egitto” di cui parlavo all’inizio di questo post. Prendetevi un momento di pausa e lasciate che un po’ di arte vi accarezzi gli occhi e la mente.
Se siete anche religiosi, c’è di che inginocchiarsi e meditare; se non lo siete, potete meditare anche in piedi.

https://aitan.tumblr.com/tagged/egipto

X-Vittore-Carpaccio-XVI sec

Vittore Carpaccio, XVI secolo


Per concludere, in appendice all’appendice, un piccolo albero di parole:

*

Cola

Coca&

made in

o a un babbo rosso

davanti a un presepe

con gli occhi pieni di gioia

Ma è sempre bello vedere un bambino

Questi son giorni di abeti, diabeti e che palle.



Mehr Licht! – Le luci di Casal di Principe

22 domenica Nov 2015

Posted by aitanblog in recensioni, vita civile

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recensioni, vita civile

Manisfesto della mostra La luce vince sull'ombra.

La mostra: “La luce vince l’ombra – gli Uffizi a Casal di Principe” è stata prorogata fino al 13 dicembre. Non ve la perdete.

E’ un raro connubio di etica e di estetica.
In uno spazio confiscato alla camorra e dedicato a don Peppe Diana, potrete ammirare una ventina di opere d’arte che proclamano il primato della luce sull’oscurità e della cultura sull’ignoranza.

La maggior parte delle opere esposte sono di pittori del ‘600 seguaci di Caravaggio e in qualche modo legati alla città di Napoli (tra gli altri, Luca Giordano, Massimo Stanzione, Giovann Battista Caracciolo, Mattia Preti, Artemisia Gentileschi, Jusepe de Ribera e Salvator Rosa).
Ma si può rivedere anche il “Fate presto” di Andy Wahrol (realizzato con tre gigantografie che riproducevano la prima pagina del Mattino pubblicata tre giorni dopo il terremoto dell’80) e una commovente e intensa videoinstallazione dedicata all’Adorazione dei pastori di Gherardo delle Notti, dipinto distrutto dall’attentato dinamitardo di via dei Georgofili perpetrato a Firenze nel 1993. Il quadro, in un trittico di pannelli, riprende vita attraverso una ricostruzione fatta con proiezioni tratte da vecchie foto dell’opera e sequenze documentarie dell’attentato.

Io mi sono emozionato. Sarà anche che ero in buona compagnia…

 


 

Ne approfitto per tornare a ringraziare per la perfetta organizzazione le donne e uomini di buona volontà del gruppo Sottoterra Movimento Antimafie, che hanno organizzato la visita all’insegna della convinzione che qui a sud del mondo e nel mondo intero si possano cambiare le cose che si debbono cambiare.

 

luca-abaaoud-el_cigala-giordano

21 sabato Nov 2015

Posted by aitanblog in immagini, vita civile

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immagini, vita civile

luca-abaaoud-el_cigala-giordano

Facce che mi sono venute in mente di fronte all’autoritratto di Luca Giordano.

(E non c’è niente da capire, credo.)

 

Speranza e Sudore

13 venerdì Nov 2015

Posted by aitanblog in invettive, versiculos, vita civile

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invettive, versiculos, vita civile

Tutta una vita
a spaccare
e ricostruire muri

Tutta una vita
tra polvere
calce e calcinacci

Tutta una vita
Tutta una vita
e una vita intera
a sudare per costruire
e ricostruire
case d’altri
e palazzine condominiali
cercando di accontentare
la signora e il signore
con il beneplacito
dell’amministratore

Tutta una vita
e una vita intera
a lavorare per dieci undici ore
con una pausa veloce
per mangiare e pisciare

Tutta una vita
a misurare il senso e il valore
delle pietre
dell’impegno profuso
e di tutte le cose
visibili e invisibili
alla signora
al signore
e al signor
amministratore

Tutta una vita a sudare
e a godere il riposo
come chi se lo sa meritare

Tutta una vita
a faticare
faticare
faticare
come se il lavoro
fosse la cosa
più importante
del mondo

E ora sei lì
inchiodato
dalla mattina alla sera
fuori un sale e tabacchi
ad aspettare
una combinazione di numeri
che combaci con quelli
che hai scelto tu
e che ti cambieranno
finalmente la vita

Ma la tua vita
non cambia
e non cambierà
E secondo me
lo sai anche tu
che non cambierà
e non cambia mai

E ora io sono qui
a maledire il paese
che prende il pizzo
sulla tua speranza
sulla tua ossessione
sulla voglia
che abbiamo tutti
di rinnovarci
migliorarci
e cambiare
senza impegno
senza ingegno
e senza
almeno un po’
sudare

K 527 ovvero Il DG di WAM

06 venerdì Nov 2015

Posted by aitanblog in musiche, recensioni, vita civile

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Tag

musiche, recensioni, vita civile

Un geniale musicista austriaco e un librettista italiano che compongono un’opera messa in scena a Praga e basata su una storia inventata più di un secolo prima da un monaco spagnolo e già ripresa da un commediografo francese di fama internazionale; uno scandalo di risonanza sovrannazionale; le tresche di uno sciupafemmine che si fa donne di mezza Europa e ce lo fa raccontare dal suo servo su un tappeto di note suonate da ottoni tedeschi, violini cremonesi, legni francesi e piatti turchi…

In Italia seicento e quaranta;
In Alemagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre.

V’han fra queste contadine,
Cameriere, cittadine,
V’han contesse, baronesse,
Marchesane, principesse.
E v’han donne d’ogni grado,
D’ogni forma, d’ogni età.

[…]

Non si picca – se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella;
Purché porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.

E quando lo sciupafemmine canta la sua serenata ad una prosperosa servetta, ecco apparire anche un mandolino napoletano:

Deh, vieni alla finestra, o mio tesoro!
Deh, vieni a consolar il pianto mio:
se neghi a me di dar qualche ristoro,
davanti agli occhi miei morir vogl’io.

[Buciardo!]

Ma che razza di storia è questa? Globalizzazione ante litteram? Meticciato culturale? Una sorta di superproduzione internazionale che puntava a conquistare i mercati mondiali come un colossal hollywoodiano?
Io non lo so, ma mi viene sempre da sorridere quando ascolto il Don Giovanni di Mozart/Da Ponte e penso a quanto crossover ci sia già nella storia delle arti, della letteratura e della musica prima che si cominciasse a parlare di globalizzazione, integrazione, fusione, omologazione e confusione culturale.

La forza (ri)generatrice degli archetipi risciacquata nei panni della contaminazione, mi viene da dire, così, di getto, come un rutto scappato in pubblico, davanti a una schiera di tradizionalisti e di difensori strenui della purezza della classicità.

(I tradizionalisti ignorano che la maggior parte delle tradizioni nascono da contaminazioni di cui si è dimenticata l’origine. Ma, se glielo dici, ti danno del maleducato e perdono tempo a parlare del rutto.)

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