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Beatitudini, angosce e inquietudini di un poeta mistico e rivoluzionario
“Beato l’uomo che non segue le direttive del Partito
né partecipa ai suoi meeting
né siede allo stesso tavolo di gangster e camorristi
né con i Generali nel Consiglio di Guerra
Beato l’uomo che non spia il suo fratello
né denuncia il suo compagno a scuola
Beato l’uomo che non legge gli annunci commerciali
né ascolta le loro radio
né crede ai loro slogan
Sarà come un albero piantato accanto a una fonte”
Ernesto Cardenal, “Salmo 1“, 1968
La traduzione, con qualche libertà, è mia.
L’originale faceva così (e, in verità, non c’erano i camorristi; quelli li ho aggiunti io, facendoli accomodare al tavolo con i gangster):
“Bienaventurado el hombre que no sigue las consignas del Partido
ni asiste a sus mítines
ni se sienta a la mesa con los gánsters
ni con los Generales en el Consejo de Guerra
Bienaventurado el hombre que no espía a su hermano
ni delata a su compañero de colegio
Bienaventurado el hombre que no lee los anuncios comerciales
ni escucha sus radios
ni cree en sus slogans
Será como un árbol plantado junto a una fuente“
Ernesto Cardenal, l’autore di questo versi da mandare a memoria e pubblicare sui manifesti e sulle bacheche di tutti i social, ci ha lasciato poco più di sei anni fa.
Aveva 95 anni vissuti densamente e con grande dignità; in coerenza con le parole della sua poesia e con la sua vita di prete, politico e teologo, impegnato nella vita del suo Paese e del mondo.
Quasi sempre vestito di bianco e con un basco à la Che Guevara in testa; come ho cercato di rappresentarlo in questo disegno digitale. Per ricordarlo, per ricordarmene.

Oltre che poeta, sacerdote e pure scultore, era uno dei massimi esponenti della teologia della liberazione e un importante esponente della rivoluzione sandinista.
Dal 1979 al 1987 è stato un illuminato Ministro della Cultura del Nicaragua e, insieme con il fratello Fernando, che nello stesso periodo era titolare del dicastero dell’Educazione, ha dato un rilevante impulso al processo di alfabetizzazione del Paese centroamericano.
Wojtyla, il papa polacco, gli proibì di amministrare i sacramenti, a seguito del reiterato rifiuto di abbandonare la vita politica e gli incarichi pubblici. Era il 1984.
Dieci anni dopo fu lui stesso, il sacerdote rivoluzionario Ernesto Cardenal, a lasciare il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, in polemica con la deriva autoritaria del presidente Daniel Ortega.
Lui che negli anni ’60 e ’70 aveva combattuto contro l’oppressione e la corruzione del dittatore Somoza non poteva accettare l’oppressione, la corruzione ed il militarismo paraocchiuto di Ortega. Criticò, tra l’altro, il fatto che “más de la mitad del presupuesto del país era dedicado a la Defensa” (“più della metà del bilancio del Paese era dedicato alla Difesa”) e accusò i politici che facevano grandi fortune alle spalle della popolazione e che continuavano a chiamarsi sandinisti ma, di fatto, non lo erano per niente (“empezaron a robar, hicieron grandes fortunas que todavía las tienen y que son los que ahora gobiernan llamándose sandinistas pero no lo son”).
Nel 2019 Bergoglio, il papa argentino, revocò tutte le sanzioni canoniche che gli gravavano addosso dai tempi di Papa Giovanni Paolo II e lo reintegrò nella chiesa.
L’anno dopo, il primo marzo, Ernesto Cardenal, morì a Managua. Le sue ceneri furono seppellite in un’isola del Lago Nicaragua, dove nel 1966 aveva fondato la comunità non-violenta di Solentiname, dedita all’agricoltura, all’arte e alla meditazione.
Una vita esemplare, estranea agli apparati della chiesa e dei partiti e lontana dai tavoli dei mafiosi e dei generali. Da uomo schivo e a volte anche scorbutico. Una vita insubordinata e incline al bene comune ed al benessere di tutti e, soprattutto, degli ultimi.
Una vita ritirata, da rivoluzionario e da mistico inserito completamente e concretamente nel suo tempo; un religioso che non ignorava i progressi della scienza, della tecnologia e della matematica. Anzi, li considerava parte del tutto.
Vivimos como en espera de una cita
infinita
que nos llame al teléfono
lo Inefable.
“Coplas a la muerte de Merton”, en “Homenaje a los indios americanos”
En el principio era el Canto.
Al Cosmos él lo creó cantando.
Y por eso todas las cosas cantan.
“Segunda cantiga” en Cántico cósmico,
No había luz
la luz estaba dentro de las tinieblas
y sacó la luz de las tinieblas
las apartó a las dos
y ese fue el Big Bang
o la primera Revolución.
Palabra que nunca pasa
(“el cielo y la tierra pasarán…”)
“Segunda cantiga” en Cántico cósmico,
Si en matemáticas son infinitos los números,
los pares y los impares
¿por qué no una belleza infinita y un amor infinito?
Es una constante en la naturaleza
la belleza.
De ahí la poesía: el canto y el encanto por todo cuanto existe.
Da “Cantiga 5. Estrellas y luciérnagas”, en Cántico cósmico
Concludo questa veloce rassegna di più mezzo secolo di versi con una poesia di Cardenal dedicata all’apparecchietto che molto probabilmente avete in mano anche voi, leggendo (come me, che sto scrivendo su uno schermo piatto). Molti sentono nei suoi versi un’eco di Ezra Pound (exteriorismo versus subjetivismo), io ci rivedo Brecht e la forza didascalica e controllata della sua indignazione contro le ingiustizie e le negligenze del mondo.
Il cellulare (la traduzione è mia)
Parli al tuo cellulare
e parli e parli
e ridi nel tuo cellulare
senza sapere come è stato fatto
e meno ancora come funziona
ma questo che importa
il peggio è che non sai
come anch’io non sapevo
che molti muoiono in Congo
migliaia e migliaia
per questo cellulare
muoiono in Congo
nelle loro montagne c’è il coltan
(oltre all’oro e ai diamanti)
usato per i condensatori
dei telefoni cellulari
per il controllo dei minerali
le corporazioni multinazionali
fanno questa guerra interminabile
5 milioni di morti in 15 anni
e non vogliono che si sappia
paese di immensa ricchezza
con popolazione poverissima
l’80% delle riserve mondiali
di coltan sono nel Congo
lì giace il coltan da un bel po’
tremila milioni di anni
Nokia, Motorola, Compak, Sony
comprano il coltan
anche il Pentagono e anche
la corporazione del New York Times
ma non vogliono che si sappia
né vogliono che cessi la guerra
per continuare a impossessarsi del coltan
bambini dai 7 ai 10 anni estraggono il coltan
perché i loro piccoli corpi
entrano nelle piccole fenditure
per 25 centesimi al giorno
e muoiono migliaia di bambini
per la polvere di coltan
o martellando la pietra
che gli viene addosso
anche The New Yor Times
che non vuole che si sappia
e per questo non sappiamo
di questo crimine organizzato
dalle multinazionali
la bibbia identifica
giustizia e verità
e l’amore e la verità
l’importanza dunque della verità
che ci renderà liberi
anche la verità del coltan
coltan dentro al tuo cellulare
nel quale parli e parli
e ridi nel tuo cellulare
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El celular (versione originale di E.C.)
Hablas en tu celular
y hablas y hablas
y ríes en tu celular
sin saber cómo se hizo
y menos cómo funciona
pero qué importa eso
lo grave es que no sabes
como yo tampoco sabía
que muchos mueren en el Congo
miles y miles
por ese celular
mueren en el Congo
en sus montañas hay coltán
(además de oro y diamantes)
usado para los condensadores
de los teléfonos celulares
por el control de los minerales
corporaciones multinacionales
hacen esa guerra inacabable
5 millones de muertos en 15 años
y no quieren que se sepa
país de inmensa riqueza
con población pobrísima
80% de las reservas mundiales
del coltán están en el Congo
yace el coltán desde hace años
tres mil millones de años
Nokia, Motorola, Compak, Sony
compran el coltán
también el Pentágono y también
la corporación del New York Times
y no quieren que se sepa
ni quieren que se pare la guerra
para seguir agarrando el coltán
niños de 7 a 10 años extraen el coltán
porque sus pequeños cuerpos
caben en los pequeños huecos
por 25 centavos al día
y mueren montones de niños
por el polvo del coltán
o martillando la piedra
que les cae encima
también The New Yor Times
que no quiere que se sepa
y así es que no se sabe
ese crimen organizado
de multinacionales
la Biblia identifica
justicia y verdad
y el amor y la verdad
la importancia pues de la verdad
que nos hará libres
también la verdad del coltán
coltán dentro de tu celular
en el que hablas y hablas
y ríes en tu celular.
Da “El celular y otros poemas” (2012)