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~ Leggendo ci si allontana dal mondo per comprenderlo meglio.

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Archivi Mensili: giugno 2019

La poet(ess)a e il poeta

27 giovedì Giu 2019

Posted by aitanblog in riflessioni, versiculos

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poesia

Un poeta è un uomo che si salva dal suicidio per l’urgenza di raccontarlo. Idem una poet(ess)a, credo.
Una poet(ess)a è una donna che ha trovato un modo per gridare, sussurrando dove fa male. Idem un poeta mi pare.
Un poeta e una poet(ess)a mettono insieme parole che si fanno suoni da recitare al chiavo di luna o fuori i cancelli di una fabbrica.
Una poet(ess)a e un poeta cercano un mondo che non c’è ma potrebbe esserci e, cercandolo, scovano verità che non avevano mai immaginato di cercare.
I poeti e le poet(ess)e infilano una dopo l’altra parole precise e necessarie, che fanno risvegliare gli adulti e addormentare i bambini.
Le poet(ess)e e i poeti creano suoni in cerca di amanti.

(Che poi, questo della poeta o della poetessa è un annoso problema nominalistico che si pone anche in altre lingue, almeno in quelle che maggiormente maneggio e mastico – l’inglese, lo spagnolo e il portoghese.
In Spagna, in particolare, è stato un gruppo di femministe del secolo scorso a rifiutare il termine “poetisa“, in quanto troppo identificato con le sfaccendate donnine della borghesia otto-novecentesca che usavano riempire i loro frequenti momenti di ozio con la composizione di rime sentimentali, banali e sdolcinate. Come se non ci fossero (stati) anche poeti maschi altrettanto ridicoli, languidi e svenevoli; i poetessi e le poetesse della domenica tra i quali, modestamente, mi annovero.
Detto questo, a me risulta più agevole pensare a una donna che compone versi come a una poetessa che come una poeta. Ma capisco le donne che vogliono farsi chiamare poete e capirei anche se volessero tenere per sé il termine “poeta” e lasciare agli uomini un ipotetico neologismo maschile che si potrebbe comodamente coniare come “poeto“. Al plurale il problema non si pone. Tutti poete e poeti sono. E a mare le poetesse e i loro corrispettivi! Quelli che pur non essendo mossi dalle necessità e dalle urgenze, continuano a scrivere testi con insistiti a capo e poi si avvicinano ai tendaggi del salotto e si portano una mano alla testa con la palma rivolta al pubblico seduto di fronte alla loro immaginaria quarta parte.)

La una, la due o la tre?

23 domenica Giu 2019

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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esami, voti

Ti faranno una domanda e tu, non sapendo esattamente cosa rispondere, butterai fuori un poco di fuffa con vaghi riferimenti all’argomento proposto, ma starai ben attento ad infiorettare le tue parole in modo da apparire il più esaustivo possibile.
Fanno così quasi tutti i politici italiani.

Busta 1, busta 2 o busta 3?

Farà così pure la stragrande maggioranza dei candidati al colloquio degli Esami di Stato.
Una prova orale che prepara alla carriera politica, l’unica che sembra offrire qualche prospettiva occupazionale nel futuro del Paese.

Busta 1, busta 2 o busta 3?

Qualcuno forse fingerà meraviglia, ma avrà già concordato la domanda con l’intervistatore; qualcun altro… se ne starà zitto zitto, sognando un Paese migliore. Ma nel frattempo non avrà accumulato abbastanza voti per uscirne vincitore, deputato, presidente o senatore.

Ogni fine è un principio – (Sonetto beneaugurante per la Preside uscente)

14 venerdì Giu 2019

Posted by aitanblog in musiche, vita civile

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Tag

poesie d'occasione

“Non è vero che smettiamo di perseguire i nostri sogni perché invecchiamo, invecchiamo perché smettiamo di perseguire i nostri sogni.”

(Frase attribuita a Gabriel García Márquez, ma potrei pure averla scritta io, tu o mio zio).


C’è gente che cominicia la pensione
molto prima che smetta il suo lavoro,
ma non è questo il caso e l’occasione
di chi del proprio fare fa tesoro

e merita un tempo di riposo
dopo un impegno grave e generoso.
Per altri sarà certo più indolore
cessare un impegno che non c’era,

ma riposar per lor sarà incolore
come incolore travagliare era.
A lei auguriamo invece giorni pieni
Scevri da stress, noie, POF e veleni,

seguitando a costruire sogni
senza che di sognar mai si vergogni!


Ed ora… Musica, Maestro!

Libero adattamento del brano di Aniello Califano ed Enrico Cannio ‘O SURDATO ‘NNAMURATO.
La base utilizzata è proprietà della Karaoke Academy Italia.

Un ringraziamento a Gianfranco Del Prete e Lucia Mariano per aver fornito la maggior parte delle immagini che scorrono nel video.

Gli argini della solitudine

13 giovedì Giu 2019

Posted by aitanblog in versiculos, vita civile

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vecchi

Meno male che ci sono ancora loro a prendersi cura dei nostri vecchi.
Li chiamano.
Bussano al citofono.
Entrano nelle loro case sempre più buie e spopolate.

Alcuni mandano i loro amorevoli messaggi anche attraverso i social e la rete e li fanno sentire più vivi e meno soli.

Meno male che ci sono ancora loro, i circonvenzionatori degli abbandonati.

Liberi commerci

10 lunedì Giu 2019

Posted by aitanblog in riflessioni, versiculos, vita civile

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Berrette, birrette, barrette, colpi e corpi in bilico sugli scaffali dei supermercati.

Tra poco anche qua si venderà di tutto, come in America, e il resto di tutto lo compreremo online, dal chiuso delle nostre case da morto.

Questa non è una pippa

06 giovedì Giu 2019

Posted by aitanblog in immagini, otherstuff

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Magritte, Schiele

Della serie “Ceci n’est pas une Magritte” (praticamente una piccola collezione di pippe d’arte concettuale e digitale, con rispetto parlando).

“Ero straniero e mi avete accolto.”

03 lunedì Giu 2019

Posted by aitanblog in riflessioni, vita civile

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migranti

Vedo da più parti cristiani che costruiscono muri dove c’erano ponti, cattolici che criticano il Papa per il suo presunto “populismo immigrazionista” e politicanti che affermano il valore dei porti e delle porte chiuse.
Va be’, nulla di strano. Ognuno vede il mondo e interpreta la realtà a suo modo e a sua misura. Però su un punto non transigo: la storia può essere ignorata, fraintesa, frammentata, commentata, ma non negata.
Insomma, il fatto che nelle questioni ideologiche ognuno cerchi di tirare la coperta corta dal suo lato del letto è cosa risaputa ed a tutti evidente, ma non vedo proprio come dei sedicenti cristiani possano negare che nella storia del popolo eletto della Bibbia si siano susseguite continue migrazioni che, peraltro, evitavano l’assoluta assimilazione con i popoli e i Paesi ospitanti (anche perché, se questa assimilazione ci fosse stata, i discendenti di Mosè avrebbero abbracciato la religione politeistica e zoolatrica fondata sul culto di Ra, Amon, Iside, Osiride e compagnia egizia anziché venerare il Dio unico e trino dell’Antico e del Nuovo Testamento).
Mi pare di ricordare anche che, da Abramo in poi, tanti profeti siano stati nomadi e pastori (spesso spinti a lasciare le loro terre per sfuggire alla fame ed alle carestie) e che, dopo l’esodo, l’intero popolo biblico si sia messo in cammino alla ricerca della Terra Promessa. Inoltre, se la memoria non mi inganna, hanno migrato in terre straniere per diffondere la buona novella (e non certo per assimilarsi alle religioni e ai valori altrui) anche i pescatori di anime del Nuovo Testamento; senza contare che erano stati migranti (di nuovo in Egitto) anche Maria e Giuseppe, dopo aver appreso che Erode intendeva fare strage di tutti i bambini della zona (in fin dei conti, un’altra fuga per necessità). Il che, come ricorda Bergoglio, fa di Gesù, fin dalla prima infanzia, un profugo che vive sulla sua pelle l’angoscia della persecuzione ed una vittima delle ingiustizie umane.
Infine, da Paolo di Tarso in poi, la storia del cristianesimo è tutta una sequela di viaggi di evangelizzazione, missioni e colonizzazioni in terre vicine e lontane. Non certo una storia di genti stanziali che se ne stanno fermi in casa propria senza contatti con il mondo esterno.

“Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” credo di aver letto da qualche parte.
Ma forse significava che ognuno deve starsene al posto suo a morirsene di fame in silenzio, mentre genti diverse provenienti dal Nord (ma ora anche dall’Est estremo) continuano a depredare le loro terre e riempirle dei rifiuti del mondo opulento. Se davvero volessimo aiutarli a casa loro (che di certo sarebbe la cosa migliore e più giusta da fare e l’unico vero argine alle migrazioni di massa), dovremmo prima restituire loro il maltolto, poi smettere di sfruttarli e imbrattarli. Nessun popolo lascia in massa la sua terra se non è in uno stato di necessità, e spesso si tratta di necessità indotte da fattori esterni riconducibili ai Paesi più ricchi del mondo occidentale e, ora, anche della Cina Pigliatutto.
Insomma, anche in questo specifico caso, fuori di ipocrisia, vale quella regola semplice che dice: se mi vuoi aiutare, levati dalle palle (e, per l’amor di Dio, abbi la bontà di non chiudermi la porta in faccia, quando busso e ho davvero bisogno di te)!
Oppure dillo che ti fai vedere in chiesa tutte le domeniche, ma non sei cattolico e non sei cristiano.

Il (T)Ripudio della Guerra

02 domenica Giu 2019

Posted by aitanblog in immagini, riflessioni, vita civile

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Banane

Non capirò mai questa identificazione di una repubblica con un esercito. Tanto più in un Paese che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art.11 della Costituzione Italiana).

Banane Repubblicane

Una repubblica fondata sul lavoro sarebbe meglio rappresentata da un corteo di lavoratori e di disoccupati che da una parata militare che avanza a passo d’oca mostrando i suoi fucili e i suoi cannoni come un esibizionista ai giardinetti.

link al sito personale di Gaetano "Aitan" Vergara

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