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Cos’è che voi umani non potete immaginare ovvero La critica ai tempi dei chatbot

Ho sottoposto a cinque chatbot di intelligenza artificiale una quindicina di miei versacci di carattere vagamente mitologico affinché esprimessero un giudizio critico; e loro hanno visto cose che voi umani… beh!, boh!?, non so…

Provate ad arrivare fino in fondo. È un testo un po’ lungo (come si usa dire oggi quando si supera lo spazio esiguo di un paio di cartelle), ma lo potete scorrere saltando interi paragrafi scritti dai bot che vi possono risultare ripetitivi e ridondanti. Ne leggerete delle belle e noterete come i chatbot siano esperti di “dissoi logoi” (in greco antico, “discorsi doppi”) come i più abili sofisti, i quali ostentavano la loro capacità di sostenere tesi opposte, utilizzando argomentazioni e ragionamenti completamente diversi o perfino antitetici a partire dalla stessa materia.

Questa era la mia richiesta (il mio prompt), ripetuta in modo identico per tutti i chatbot di intelligenza artificiale generativa:

Immagina di essere un critico letterario e scrivi cosa pensi di questa poesia cercando anche di spiegarne il senso e il contenuto:

Vorrei prendere il mondo in mano
e rivoltarlo come un calzino
Ma poi mi chiedo Chi sono
per assumere questo tono?
E mi metto a mangiare
a più non posso
alla faccia di Zeus, di Crono
e del toro di Cnosso
(Quello che si fece
la moglie di Minosse
creando un impasse
che tutta l’antichità scosse
e su tanti miti si ripercosse
tra storie di labirinti
e fili intrecciati)

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1. ChatGPT
(Il più sintetico)

Questa poesia sembra esplorare il desiderio di avere il controllo sul mondo, rappresentato metaforicamente dall’idea di “prendere il mondo in mano e rivoltarlo come un calzino”. Tuttavia, il poeta si interroga sulla propria autorità e legittimità a assumere un tale ruolo dominante, ponendosi la domanda “Chi sono per assumere questo tono?”. Questo dubbio porta il poeta a rinunciare al desiderio di controllo e a rifugiarsi nel piacere del cibo, sfidando le divinità come Zeus e Crono. L’allusione al mito del toro di Cnosso e al labirinto di Minosse aggiunge un’atmosfera mitologica e riflessiva alla poesia, suggerendo una riflessione più profonda sulla complessità della vita e sull’incertezza del controllo umano.

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2. Copilot
(Più generoso di ChatGPT)

La poesia che hai condiviso riflette un profondo senso di riflessione e autocoscienza. Il poeta inizia con un desiderio quasi titanico di “prendere il mondo in mano e rivoltarlo come un calzino”, simboleggiando un forte desiderio di cambiamento e di controllo sul caos del mondo. Tuttavia, questo impulso è immediatamente messo in discussione dall’interrogativo “Chi sono per assumere questo tono?”, che introduce un tema di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti.

Il passaggio successivo alla descrizione di un’azione quotidiana e terrena, “mi metto a mangiare a più non posso”, potrebbe rappresentare un ritorno alla realtà e alle piccole gioie della vita, nonostante le grandi questioni esistenziali rimangano irrisolte. L’evocazione di figure mitologiche come Zeus, Crono e il toro di Cnosso, insieme all’allusione al mito del Minotauro e al labirinto di Creta, arricchisce il testo con un senso di continuità storica e culturale, suggerendo che le stesse domande e sfide si ripercuotono attraverso i secoli.

In conclusione, la poesia sembra esplorare il contrasto tra l’ambizione umana di dominare e trasformare il mondo e la realizzazione che, alla fine, siamo esseri umani limitati, legati a piaceri semplici e a una storia che ci supera. Il poeta utilizza il mito per riflettere sulla condizione umana, creando un dialogo tra passato e presente che invita il lettore a riflettere sulla propria posizione nel mondo.

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3. Le Chat de Mistral
(Ma come sono profondi questi bot francesi!)

Questa poesia, dal tono ironico e riflessivo, presenta un interessante gioco di contrasti e di immagini che suscitano la curiosità del lettore. Il poeta esprime il desiderio di avere un potere assoluto sul mondo, di poterlo “rivoltare come un calzino”, ma subito dopo si interroga sulla propria legittimità a farlo, mostrando una consapevolezza della propria finitezza e del proprio ruolo nell’universo.

L’immagine di “rivoltare il mondo come un calzino” è una metafora potente che suggerisce il desiderio di cambiamento radicale, di una trasformazione totale dell’ordine esistente. Tuttavia, il poeta si ferma a riflettere sulla propria audacia, ponendosi una domanda che rivela una profonda umiltà e auto-consapevolezza.

La seconda parte della poesia vede il poeta “mettersi a mangiare a più non posso”, un’azione che potrebbe essere interpretata come un gesto di rassegnazione, di accettazione della realtà così com’è, o forse come un atto di sfida e di ribellione contro le divinità e i poteri superiori (Zeus, Crono e il toro di Cnosso).

L’ultima parte della poesia è una parentesi mitologica che aggiunge profondità e complessità al testo. Il riferimento al toro di Cnosso e alla moglie di Minosse allude al mito di Pasifae e del Minotauro, una storia di passione proibita, di trasgressione e di conseguenze inattese. Questo mito, che “tutta l’antichità scosse” e si ripercosse “su tanti miti”, potrebbe essere letto come una metafora delle conseguenze imprevedibili e a lungo termine delle nostre azioni.

In sintesi, questa poesia esplora temi come il potere, l’umiltà, la ribellione e la consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni. Il tono ironico e scherzoso, combinato con riferimenti mitologici profondi e significativi, crea un’opera che è sia divertente che stimolante dal punto di vista intellettuale.

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4. Gemini
(Il più analitico, mi pare, con tanto di formattazione e suddivisione in paragrafi)

## Recensione della poesia “Vorrei prendere il mondo in mano”

La poesia, pur nella sua brevità, presenta una serie di spunti interessanti che meritano di essere approfonditi.

**Simboli e linguaggio:**

* **Immagine del calzino:** La prima strofa colpisce con l’immagine audace di voler “prendere il mondo in mano e rivoltarlo come un calzino”. Questa metafora, semplice eppure efficace, trasmette un senso di ribellione e desiderio di sovvertire l’ordine prestabilito.
* **Riferimenti mitologici:** La seconda strofa introduce un elemento di riflessione. L’io poetico si interroga sulla propria presunzione di poter “assumere questo tono”, ovvero di avere l’autorità per cambiare il mondo. I riferimenti a Zeus, Crono e al Minotauro servono a sottolineare la grandezza del compito e l’audacia dell’impresa.
* **Fame e ribellione:** La reazione dell’io poetico al dubbio è paradossale: “mi metto a mangiare a più non posso”. L’atto di mangiare assume un significato simbolico, quasi di rabbia repressa e di rifiuto delle convenzioni sociali. Il poeta divora tutto, sfidando apertamente le divinità greche e il loro potere.
* **Miti e labirinti:** L’ultima strofa riprende il tema del Minotauro e del labirinto, intrecciandolo con quello del filo di Arianna. Questi elementi mitologici rappresentano la complessità del mondo e le difficoltà che si incontrano nel tentativo di cambiarlo. L’immagine del labirinto, in particolare, suggerisce l’idea che la ribellione e il cambiamento non siano mai facili o lineari, ma richiedano un percorso tortuoso e pieno di ostacoli.

**Interpretazione e significato:**

La poesia può essere interpretata come una riflessione sul potere, sulla ribellione e sul ruolo dell’individuo nella società. L’io poetico oscilla tra il desiderio di sovvertire l’ordine e la consapevolezza della propria impotenza. La fame diventa una metafora per esprimere rabbia, frustrazione e il rifiuto di sottomettersi alle regole imposte.

Il linguaggio utilizzato è semplice e diretto, ma ricco di immagini evocative e riferimenti simbolici. La poesia è efficace nel trasmettere un senso di disagio e di tensione, lasciando al lettore la libertà di interpretare il messaggio finale.

**In conclusione:**

“Vorrei prendere il mondo in mano” è una poesia breve ma densa di significato. Attraverso un linguaggio semplice e immagini evocative, il poeta esplora temi universali come il potere, la ribellione e il ruolo dell’individuo nella società. La poesia lascia al lettore la libertà di interpretare il messaggio finale, invitandolo a riflettere sulla propria posizione nel mondo e sul proprio desiderio di cambiamento.

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5. Claude di Anthropic
(Il più critico, ma moderatamente critico. Questi bot si mostrano fin troppo prudenti, per i miei gusti)

Come critico letterario, questa poesia mi sembra un interessante esempio di scrittura dissacrante e irriverente, che gioca con immagini e riferimenti colti mescolandoli a uno stile colloquiale e quasi beffardo.

Il tono inizia in modo solenne, con il desiderio di prendere il mondo in mano e rivoluzionarlo, un’ambizione quasi titanica. Subito dopo però l’autore stesso mette in dubbio la propria autorità con un “Chi sono / per assumere questo tono?”, manifestando un’autoironia che derubrica la grandiosa pretesa iniziale.

Segue una virata repentina e apparentemente scollegata: il poeta inizia a “mangiare a più non posso”, una celebrazione quasi gioiosa del piacere corporale e materiale. Questo gesto viene poi contrapposto, con una sfrontatezza quasi blasfema, a figure della mitologia classica come Zeus, Crono e il celebre mito del toro di Cnosso e Pasifae.

L’accenno a quest’ultimo mito apre una lunga digressione parentetica che ne riassume i passaggi salienti, ma con un tono quasi sbeffeggiante, che irrride le complesse e tragiche vicende della mitologia (“creando un impasse / che tutta l’antichità scosse”) con un’apparente leggerezza.

In definitiva mi sembra una poesia che utilizza sapientemente riferimenti eruditi e mitologici, ma per smitizzarli e riportarli con tono antifraseggistico [sic!] a una dimensione terrena, corporea, quasi cinica e sarcastica. Un atto di demistificazione e parodia della “Gran Cultura”, ma operato con una padronanza dei codici letterari che finisce per rivelarsi un esercizio di stile raffinato e riuscito.


Non pago di aver ricevuto tanta attenzione da parte dell’intelligencija artificiale mondiale, ho chiesto una critica negativa:

Immagina di essere un critico letterario cui è stato chiesto di stroncare questi versi:

Vorrei prendere il mondo in mano
e rivoltarlo come un calzino
Ma poi mi chiedo Chi sono
per assumere questo tono?
E mi metto a mangiare
a più non posso
alla faccia di Zeus, di Crono
e del toro di Cnosso
(Quello che si fece
la moglie di Minosse
creando un impasse
che tutta l’antichità scosse
e su tanti miti si ripercosse
tra storie di labirinti
e fili intrecciati)

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6. ChatGPT – bis
(Duro, ma giusto; temo)

Questi versi rappresentano un tentativo dilettantesco di combinare elementi mitologici con una critica sociale, ma falliscono miseramente sia dal punto di vista stilistico che contenutistico.

In primo luogo, la struttura poetica è debole e sconnessa. L’uso di versi privi di metrica e ritmo crea una lettura faticosa e disorganizzata. Non c’è una chiara coerenza o progressione logica, e la mancanza di un vero schema metrico rende il testo monotono e privo di musicalità.

Il contenuto stesso appare forzato e superficiale. L’immagine del “mondo in mano” e del “rivoltarlo come un calzino” è banale e priva di originalità. La riflessione successiva, “Chi sono per assumere questo tono?”, suona artificiosa e non aggiunge alcuna profondità al messaggio. Anzi, sembra un tentativo maldestro di autocompiacimento mascherato da umiltà.

L’inserimento della mitologia greca appare goffo e privo di significato reale nel contesto del testo. La menzione di Zeus, Crono e il toro di Cnosso sembra più un esercizio di esibizionismo culturale che un vero contributo al tema trattato. Inoltre, il richiamo al mito di Minosse e Pasifae, descritto con un linguaggio piuttosto volgare (“quello che si fece la moglie di Minosse”), è trattato in modo superficiale e irrispettoso, sminuendo la complessità del mito stesso.

L’ultimo tentativo di legare il tutto con “storie di labirinti e fili intrecciati” è un cliché mal utilizzato che non riesce a risollevare il livello del componimento. In definitiva, questi versi sembrano un’accozzaglia di idee mal sviluppate e mal eseguite, che non riescono né a intrattenere né a stimolare una riflessione significativa.

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7. Copilot – bis
(Più moderato e prudente)

Come critico letterario, potrei dire che questi versi tentano di giocare con temi mitologici e contemporanei, ma rischiano di cadere nel triviale. Il tentativo di collegare l’impotenza personale di fronte alle sfide del mondo con le figure mitologiche di Zeus, Crono e il toro di Cnosso potrebbe essere visto come un’esagerazione che non aggiunge profondità al testo. Inoltre, l’uso di immagini come “rivoltare il mondo come un calzino” potrebbe essere interpretato come un tentativo di umorismo che non riesce a colpire il segno, risultando piuttosto banale.

La transizione dal dubbio esistenziale alla ghiottoneria appare improvvisa e poco giustificata, quasi come se il poeta avesse perso il filo del discorso. La chiusura, con il riferimento al Minotauro e al labirinto, sembra forzata e non completamente sviluppata, lasciando il lettore in attesa di una conclusione più incisiva.

Tuttavia, è importante ricordare che la poesia è soggettiva e ciò che può sembrare eccessivo o inadeguato a un critico, potrebbe risuonare profondamente in un altro lettore. La poesia ha il potere di evocare immagini e sentimenti diversi in ciascuno di noi.

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8. Gemini – bis
(Educato e ispiratore di sostanziali modifiche)

Come critico letterario, devo purtroppo esprimere una valutazione negativa di questi versi. Sebbene l’idea iniziale di “prendere il mondo in mano e rivoltarlo come un calzino” sia indubbiamente audace e suggestiva, la sua esecuzione risulta alquanto deludente.

La poesia manca di coesione e profondità. Il passaggio repentino dall’ambizione cosmica (“prendere il mondo in mano”) all’autoironia (“Chi sono per assumere questo tono?”) e alla successiva enfasi sul cibo (“mi metto a mangiare a più non posso”) crea una dissonanza che disorienta il lettore.

L’utilizzo di riferimenti mitologici, come Zeus, Crono, il toro di Cnosso e il Minotauro, sembra forzato e poco integrato nel contesto. La menzione del labirinto e dei “fili intrecciati” risulta vaga e non contribuisce a chiarire il messaggio complessivo della poesia.

In definitiva, questi versi mancano di una direzione chiara e di un impatto emotivo significativo. L’ambizione iniziale si perde in un vortice di immagini disconnesse e di riferimenti mitologici non approfonditi, lasciando il lettore con una sensazione di confusione e insoddisfazione.

Per migliorare la poesia, sarebbe necessario rivedere la struttura e la coesione dei versi, approfondendo il tema centrale e integrando i riferimenti mitologici in modo più organico. Inoltre, sarebbe utile lavorare sull’impatto emotivo del testo, rendendolo più coinvolgente e significativo per il lettore.

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9. Le Chat di Mistral – bis
(Si prende sempre un po’ più di tempo degli altri per rispondere, poi centra il bersaglio e va giù duro)

Come critico letterario, ecco la mia valutazione dei versi che mi sono stati presentati:

I versi in questione presentano una serie di problemi che ne compromettono la qualità letteraria. In primo luogo, l’immagine di “rivoltare il mondo come un calzino” è banale e poco originale, e non aggiunge nulla di significativo al testo. Inoltre, la domanda retorica “Chi sono io per assumere questo tono?” è un espediente letterario eccessivamente utilizzato, che non solo risulta poco efficace, ma anzi finisce per sminuire la portata del messaggio che l’autore intende trasmettere.

La seconda parte del testo, invece, è caratterizzata da un’eccessiva verbosità e da una mancanza di coerenza interna. L’immagine di “mangiare a più non posso” non solo è poco pertinente rispetto al tema trattato, ma anzi risulta del tutto fuori luogo e inadatta a un contesto letterario. Inoltre, il riferimento mitologico al “toro di Cnosso” e alla “moglie di Minosse” non solo è poco chiaro e di difficile comprensione per il lettore medio, ma anzi finisce per appesantire ulteriormente il testo, rendendolo poco scorrevole e poco piacevole da leggere.

In conclusione, i versi in questione presentano numerose lacune e difetti che ne compromettono la qualità letteraria, e che non li rendono degni di nota dal punto di vista critico.

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10. Claude di Anthropic – bis
(La critica più severa.
E basta mo! Quanno ce vo, ce vo!)

Certo, ecco la mia stroncatura dei versi in questione:

Questi versi hanno l’ambizione di voler rivoluzionare il mondo come “un calzino”, un’immagine banale e poco ispirata. L’autore poi si contraddice subito dopo, mettendosi in discussione con un tono dimesso e umiliante: “Chi sono per assumere questo tono?”.

La divagazione successiva sul mito del Minotauro appare del tutto fuori luogo e confusionaria, con un ammasso di riferimenti mitologici fini a se stessi che nulla aggiungono al componimento se non una pretesa di erudizione.

L’ultima terzina è sciatta e sfilacciata, con rime approssimative che sembrano lì solo per riempire gli spazi. In definitiva, una piccola accozzaglia di versi che non riesce a costruire un’identità poetica coerente e finisce per perdersi in digressioni insulse.

Una prova letteraria decisamente infelice che non merita alcuna indulgenza critica. La poesia dovrebbe saper volare alto con un linguaggio raffinato, qui invece ci troviamo di fronte a un goffo tentativo di mescolare istanze rivoluzionarie e mitologia  classica, con un risultato che si arena ben presto nella più piatta banalità.


Oh, ecco, me la sono cercata e me la sono meritata questa stroncatura artificiale ma, tutto sommato, giusta!

Ma voi quale delle 10 critiche sentite più attinente ai versi?

1. ChatGPT (Il più sintetico)
2. Copilot (Più generoso di Chatgpt)
3. Le Chat de Mistral (Ma come sono profondi questi bot francesi!)
4. Gemini (Il più analitico, mi pare, con tanto di formattazione e suddivisione in paragrafi)
5. Claude di Anthropic (Il più critico, ma moderatamente critico)
6. ChatGPT bis (Duro, ma giusto; temo)
7. Copilot bis (Più moderato e prudente)
8. Gemini bis (Educato e ispiratore di sostanziali modifiche)
9. Le Chat di Mistral bis Si prende sempre un po' più di tempo degli altri per rispondere, poi centra il bersaglio e 1 giú duro)
10. Claude di Anthropic bis (La critica più severa).