Muito Romântico

trentunesimo frammento

Il giorno che sei uscita dalla mia vita hai portato con te i miei pennelli e la musica e te ne sei andata come se quella fosse la cosa più semplice da fare. Da un momento all’altro, mi sono reso conto che in casa non avevo più nemmeno un pezzo di carta su cui scrivere: ormai, non avrei più potuto lasciare nemmeno il benché minimo segno, neanche se avessi voluto usare il mio sangue o il succo della passata di pomodori di cui conservavamo grandi scorte in dispensa perché non-si-sa-mai. Il giorno che sei andata via, sui miei tavoli non c’era più nemmeno una matita spuntata; questa con cui sto scrivendo ora l’ho presa in prestito da una di quelle mie amiche che tu odiavi tanto, quelle che mi dicevano che prima o poi saresti andata via, e io fingevo di non crederci, perché mi sembrava questo il mio ruolo, allora; ma poi tu sei andata via, e loro hanno bussato in fretta alla mia porta e sono entrate tutte insieme in un lungo corteo di penne, matite, pennarelli e strumenti nuovi con cui faccio musica che ti piacerebbe molto ascoltare, se solo riuscissi a toglierti dalle orecchie quelle maledette cuffiette che ti ottenebrano la mente e ottundono il cuore.

A dirti il vero, pensavo di avere ancora tanto tempo. Ma tu, all’improvviso, te ne sei andata, senza dire una parola e senza nemmeno sbattere la porta; te ne sei andata via così, all’improvviso, e hai portato con te tutta quella decisione che avete gli animali femmine quando sentite che una fase è finita e comincia un’altra vita. Io, invece, resto qui a saggiare i colori delle penne e le fogge di tutti questi pennelli da cui nascerà un’energia nuova che ti sommergerà tra gli altri ricordi, come se nulla fosse o fosse stato, anche se quello che fu fu bellissimo e valeva ogni pena, ed anche tutta questa disperazione che distillo in gocce di colore e inchiostro che si fanno parole del tutto inutili da conservare, valeva.