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Una storia favolosa e intricata venuta fuori da un disegno bino ma non troppo (segue video e a video segue video)

Bella, era bella, Caperucito Amarilllo, anche se nel quartiere la prendevano in giro per quel giubbotto giallo, giallissimo, che sembrava rubato dal set di Kill Bill uno, doje, tre e quatto.
Quel giorno sua madre le chiese di portare una scatola piena di medicinali alla nonna, che viveva dall’altra parte della città, in un’altra periferia di Gotham City, brutta, degradata, sporca e pericolosa almeno quanto quella orrenda baraccopoli in cui si nascondevano Caperucito, la mamma e il giovane, antipaticissimo e sdentatissimo uomo che andava a letto con la madre e qualche volta la guardava strano e le chiedeva di chiamarlo papino.

Mentre attraversava il quartieraccio della nonna e pensava che prima o poi glieli avrebbe tagliati i coglioni a papino, Caperucito si imbatté in Lupo Bianco, un piccolo spacciatore più magro di una siringhetta di eroina.
Lei fece finta di non vederlo, ma lui, con un ghigno feroce che aveva rubato a una serie tivvù, le chiese cosa nascondesse in quella scatola mal infiocchettata. CA, spaventata, semiparalizzata e preoccupata, spiegò che erano le medicine salvavita della nonna. Il lupo, intenerito dai capezzoli che si intravedevano sotto quel giubbotto antipioggia giallognolo che le dava un’aria da suorina di altri spazi ed altri tempi, si offrì di accompagnarla e di darle protezione.

“Questo è un quartiere di merda”, disse, “un cucciolo bello come te rischia di farsi male”.

Aveva bei denti, il lupo e, per un attimo, le sembrò che brillassero come un diamante o come gli occhi e le labbra dei cartoni animati giapponesi che guardava a bocca spalancata da bambina.

Poi non so cosa successe, forse furono braccati da una banda di bulli, oppure un tossico cercò di rubare i medicinali, o, anche, il compagno della madre si ingelosì e tirò fuori il coltello, o fu proprio il lupo a tirarlo fuori, quel coltellaccio luccicante come i suoi denti, e le rubò la scatola dei medicinali per vendere in giro gli antidolorifici e gli oppiacei ai suoi clienti stanchi della solita roba e della solita vita.
Magari, invece, lungo il tragitto, filò tutto liscio; però, quando arrivarono nel tugurio della nonna, trovarono la porta sfondata e la vecchia ferita o in fin di vita, ma intenta a dire le ultime fatidiche parole che avrebbero cambiato il corso della storia e della loro esistenza di personaggi di una favola sghemba, shangherara e confusa. Oppure la vecchia megera era stata presa in ostaggio da un cacciatore di taglie o da un lupo di un altro branco.
Non lo so, ma immagino che, qualunque cosa fosse successo, Cappuccetto e Lobo Blanco insieme fossero e sarebbero stati invincibili come l’amor ch’a nullo amato amar perdona. Molto probabilmente, mano nella mano, sconfissero tutto quel male che gli girava intorno and they lived happily ever after et eurent beaucoup d’enfants. Un sacco di figli, ebbero. Tante altre bocche da sfamare, accidenti, che non bastava più la piazza di spaccio. E magari uno si chiamava Pollicino, o Auroro, oppure Cenerentolo e faceva la vita per togliere il padre da quel brutto giro…

Non lo so, non lo so se vivieron felices y comieron perdices para siempre, fino ad averne a noia.

Non lo so. Ma… wenn sie nicht gestorben sind, dann leben sie noch heute. Se non sono morti, allora sono ancora vivi… E faranno altro danni. Ed altri figli. Come topi o come conigli.

Insomma… che ne so?
Che ne so come è andata a finire.
Che ne so se vissero felici e contenti?
Che ne so se vissero…

Io so solo che colorín colorado este cuento se ha acabado e io, se lo ho abbozzato in forma scritta, è stato solo per illustrare un disegno che, secondo me, m’è venuto piuttosto bene anziché no.

Del resto, scusatemi. Poi, in ultima istanza, se vi va, ditemi secondo voi come sarebbe dovuto finire il racconto di Cappuccetto e il lupo e, soprattutto, ditemi che vi è piaciuto, il disegno. (E se non v’è piaciuto, non ditemelo, che mi piglio collera).

[Segue inchino e ampia apertura di braccia verso un pubblico inesistente, ma entusiasta di ogni tratto ed ogni parola.]


Dopo l’inchino due video nati dalla stessa temperie, ma non troppo illustrativi.

La belva – POV LEI

La belva – POV LUI