Dicevi di essere un gambler,
ma questa volta hai perso,
e la posta in gioco era alta.
Hai bluffato come l’ultimo dei novellini
sperando che io ti facessi fare,
che mi alzassi dal tavolo
e lasciassi il piatto tra le tue grinfie;
ma la posta in gioco
era alta, amico mio,
e la posta in gioco,
la posta in gioco
questa volta ero io.
Dicevi di essere imbattibile,
ma hai perso indegnamente
e forse non lo sapevi ancora
che la posta in gioco
era alta,
perché la posta in gioco
ero io.
Credevi che ti bastasse
mostrarti sicuro di te,
pensavi mi facessi confondere
dal tuo sguardo ammaliante,
vagheggiavi che sarei caduta ai tuoi piedi
sparpagliando al suolo il mio full di re
con un otto di picche e l’altro di cuori.
Contavi davvero di essere invincibile,
povero illuso, ma hai perso,
hai perso disonoratamente,
e la posta in gioco era alta,
più alta di quanto
ci dicessimo,
giocando e
ridendo
tu e io.
Ti sentivi già in tasca tutto il malloppo
e ti carezzavi compiaciuto la tasca
muovendo volgarmente la mano
sotto il tavolo (a un certo punto
ho persino temuto che stessi
per cacciare fuori la pistola),
però si vedeva che le tue certezze
stavano per vacillare,
che cominciavi a perdere fiducia
nelle carte e nella tua capacità
di giocarle a dovere;
si notava che eri terrorizzato,
anche se continuavi a ripetere
di essere un giocatore imbattibile,
un gambler da tavoli pingui,
un vincitore senza macchia né paura.
Io fingevo di crederci
e ti facevo dire e fare
mentre preparavo le mie mosse
più concentrata che mai;
perché lì la posta in gioco era alta,
quella posta in gioco ero io.
A un certo punto hai cominciato
a sudare come un maiale
e ad abbassare e rialzare le carte.
Le guardavi, le riguardavi e le riponevi;
le chiudevi una sull’altra e le riaprivi;
eri inquieto e tremolante,
fissavi il piatto e sollevavi
la mano dai pantaloni:
si vedeva che stavi cominciando
ad avere paura,
era chiaro che eri terrorizzato
e non vedevi l’ora
di arrivare alla fine della partita.
E la fine
non s’è fatta attendere
nemmeno un minuto,
visto che di lì a poco
hai perso la posta in gioco
ed ora mi stai di fronte
che fai tenerezza,
che mi viene voglia
di prenderti la testa tra le mani
ed abbracciarti,
che mi viene da stringerti
al petto e rassicurarti,
che mi viene da baciarti
lentamente la fronte
e dirti di smetterla
con tutte queste
preoccupazioni,
che hai perso,
ma il piatto è
tutto tuo, se lo vuoi,
e la posta in gioco,
la posta in gioco
si consegna ora stesso
nelle tue belle mani
e non aspetta altro
che la prossima puntata
da imbattuto giocatore
e gambler imbattibile,
caro il mio inclito
ineffabile
inarrestabile
campione
senza macchia
e senza paura.
gaetanovergara (c) 2008
(no, in realtà più che altro
l’ho scritto per il gusto di
mettere in calce l’anno
d u e m i l a e o t t o
che è la prima volta che
lo scrivo e per il momento
mi viene facile, mi pare.)