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Quasi una confessione

Sopraffatto da troppi impegni che si moltiplicano in modo direttamente proporzionale alla mia congenita incapacità di dire no, mi chiedo se sia meglio fermarmi un attimo e pianificare con calma le cose da fare cercando il modo di incastrare le ore e i minuti nel modo più fluido e indolore possibile o se invece non sarebbe meglio scappare via in cerca di una montagna su cui nascondermi al mondo per un mese o due; oppure, mi dico, potrebbe essere ancora più bello se fossero gli altri, tutti gli altri, a scapparsene sulla montagna di cui sopra, mentre io me ne resterei qua, tutto tranquillo, senza nessuno a cui dire sì o dire no, e poi, magari, me ne andrei tutto solo al mare, certo di non imbottigliarmi in una coda di auto e senza più perdermi tra le fila di ombrelloni e l’obbligo di pianificare cosa si fa stasera o rispondere ai quesiti a due uscite di chi ti ha già organizzato la serata e aspetta il tuo sì obbligatorio che di certo non mancherà o, per meglio dire, non mancherebbe, in virtù della congenita (o da tempo immemore acquisita) incapacità di cui dicevo (o, meglio, scrivevo) prima di avviarmi alla conclusione di questo pensiero con una fine improvvisa a causa degli impegni già accumulati che poco ci manca che non mi diano nemmeno il tempo di vagheggiare alternative inesistenti o di mettere un punto alla fine di questo pensiero che mi sono preso la libertà di stendere su questo schermo tra pronuncia di un sì e di un altro sì