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da Oaxaca al Tabasco via Chiapas con memorie della Capitale
Messico esperpéntico di allegri alebrijes mostruosi e scheletri che suonano il sax Messico di lisce terracotte nere e conchiglie perlacee Messico pubblicamente disorganizzato e servile che ci trovi quando vuoi tutto quello che vuoi Messico di chilometri di spiagge semideserte con palme di cocco amache palapas e zopilotes Messico di ricchi piatti di pesce e fagioli tortillas e creme di cacao Messico di chile e papaya chilipotes e tequila Messico Pacífico in cui è facile perdersi in acque che ti tirano sempre p’adentro
Messico senza tempo di Tlaloc e coca-cole Messico allucinogeno di sogni concentrici Messico di vari techi (zapo- tol- az- mix-) e barocchismi occidentali in salse arabe Messico di caldo torrenziale e piogge che lavano tutto e ogni cosa in un attimo fluviale Messico in cui è facile perdersi
Messico tricolore che sventola bandiere e ancestori Messico multicolore di disperata allegria e provetti danzatori Messico di bande di ottoni stonati e monotone marimbe dal ritmo perfetto Messico Messico
Messico e Nuvole Messico mezcalero di vermi e cavallette fritte Messico di cucarachas zanzare e malaria Messico di taxi collettivi con sette persone a bordo e autista e bagagli di bagattelle e piatti stracolmi Messico di odori forti Messico e cumbia Messico di mercati poveri e stracolmi di ogni cosa Messico in cui è facile perdersi
Messico di file di delfini e uccelli misteriosi che ti sfilano davanti ai meravigliati occhi europei e ti senti uno dei novanta naviganti delle tre colombine caravelle Messico dai colori primari e i sapori forti Messico di farfalle candide e variopinte che volano verso il mare Messico di pruriginosi chapistes e mosquitos che con un solo morso potrebbe essere l’ultima volta Messico di bambini esili dagli occhi vispi e bellissimi che vendono vassoi ripieni di ogni leccornia Messico di dolci di cocco impastati di mandorle e miele che niente a che vedere con la bianca polvere disidratata che conoscete come tropicale dolciume
Messico Messico in cui perdersi è più facile che trovarsi
Messico di danze pudibonde in cui volteggiano fischi e gonne mentre i corpi neanche si sfiorano Messico di natura rigogliosa canyon e coccodrilli Messico di gente dignitosa umile e orgogliosa Messico di ambra e ossidiana Messico di giada e argilla Messico di spoglie chiese celesti e sovraccariche cattedrali barocche Messico di pupazzetti guerriglieri e playeras rivoluzionarie Messico dalla facciata liberista e il cuore neo-imperiale Messico denutrito e poverissimo che sogna l’America con un salario tra i 40 e gli 80 pesos quotidiani Messico di antiche piramidi e nuove conurbazioni Messico di pepsi- e coca-cole che ogni momento è buono per stappare un refresco Messico di stoffe arcobaleno e camicie bianche e ricamate Messico di antropologi che aprono le porte alla distruzione Messico che sogni di perderti in un tempo lontano e misterioso
Messico maya nasuto e ipnotico Messico Messico che la vendetta di Moctezuma è un fiume di diarrea che scorre straniero Messico Messico che aspetti seduto e sogni addormentato
Messico di straccioni e mendicanti Messico di lustrascarpe e cantanti
Messico Ideal della pasticceria con le torte più grandi del mondo
Messico di amache e foreste in cui perdere coordinate nozioni e concetti Messico piovoso e splendente rigoglioso e cadente Messico di cascate che cantano al vento la forza scrosciante di una natura in cui è facile perdersi desiderabile fondersi
Il testo è stato pubblicato sul settimo numero della rivista Sacripante, tra una serie intricata di cartografie in cui vi consiglio di naufragare.
Specifico (perché sono inguaribilmente pedante) che messico messico risale al 2001 e che nella versione originale finiva con una frasetta ascrivibile alla serie Muito Romântico (o alla ricerca spasmodica di se stessi in territori alieni).
Erano solo sei parole
1. Messico
2. confuso
3. incantato
4. e
5. senza
6. te
Ma nell’editing sacripantesco la frasetta s’è persa.
E forse è meglio così.